È la più lunga operazione di "rammendo" della storia, ma sta andando a buon fine. Il buco nell'ozono si sta chiudendo. L'allarme fu dato nel 1985, quando gli scienziati annunciarono la presenza di un'enorme falla nello strato del gas che circonda l'atmosfera proteggendo la Terra dalla radiazione ultravioletta del Sole.
Quel buco metteva a rischio la vita sul nostro pianeta. La colpa, secondo la scienza, era dei cosiddetti clorofluorocarburi, sostanze che si trovavano comunemente in bombolette spray, frigoriferi e condizionatori. Tanto che due anni dopo, con il Protocollo di Montreal, molte nazioni si impegnarono ad eliminare gradualmente le sostanze chimiche dannose.
A New York, martedì, è stato dato l'annuncio: "Lo strato di ozono è sulla buona strada per essere recuperato entro quattro decenni. Un nuovo rapporto - ha detto Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite - ha confermato che l'eliminazione graduale di quasi il 99% delle sostanze vietate che impoveriscono l'ozono ha portato a un notevole recupero nella stratosfera superiore e a una riduzione dell'esposizione umana ai raggi ultravioletti nocivi del sole".
Per la cicatrizzazione completa della "ferita" inferta dall'uomo alla stratosfera occorre dunque pazienza: "Al momento in Antartide si prevede che il buco nello strato di ozono si chiuderà nel 2066, in altre aree nel 2040-50", ha spiegato al TG Stefan Reimann, dei Laboratori federali per la scienza e la tecnologia dei materiali. L'aspetto più importante, e tranquillizzante, è comunque che la protezione gassosa si stia ricostituendo: "Lo strato di ozono, situato a circa 30 chilometri di altezza, ci protegge dalle radiazioni ultraviolette del sole. E se queste dovessero raggiungere la superficie terrestre, la vita non sarebbe possibile. Se poi la radiazione fosse molto forte, ci sarebbe un maggior numero di tumori della pelle o di perdite in agricoltura".
Ma non bisogna abbassare la guardia, avverte l'esperto: "Qualche anno fa sono stati prodotti nuovamente clorofluorocarburi in Cina, cosa in realtà vietata dal Protocollo di Montreal. Ci sono anche altri pericoli. Per esempio, sempre più razzi o satelliti vengono lanciati nell'atmosfera, che rilasciano anche sostanze che potrebbero danneggiare lo strato di ozono. Dobbiamo davvero restare vigili e continuare le analisi".