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May, una premier equilibrista

Ha presentato a Firenze le proposte britanniche per sbloccare i negoziati con l’Unione - IL COMMENTO

  • 22 settembre 2017, 20:57
  • 23 novembre, 04:12
01:59

Il videocommento di Lorenzo Amuso al discorso di Theresa May a Firenze

rsi 22.09.2017, 23:01

Non è un caso che il discorso pronunciato da Theresa May a Firenze sia stato preceduto dal consiglio dei ministri più lungo degli ultimi due decenni. Oltre due ore e mezza di riunione mercoledì pomeriggio a Downing Street, per trovare una difficile mediazione tra i due fronti opposti (antitetici?) dell’Esecutivo. Dopo quasi 16 mesi dal voto, il Governo di Sua maestà resta spaccato sulla Brexit: da una parte l’ala euroscettica, capitanata dal vulcanico ministro degli esteri Boris Johnson, dall’altra quella dei pontieri, di Philip Hammond, il cancelliere dello scacchiere. I primi invocano un divorzio netto e immediato da Bruxelles alla scadenza dei due anni di trattative. Un’ipotesi destabilizzante per l’economia del Regno, l’accusa di chi auspica un’uscita meno traumatica dall’Unione.

Nessun dettaglio

Inevitabile così che le parole sentite a Santa Maria Novella - largamente anticipate dai media britannici - siano risultate come il prodotto “dei negoziati interni al partito conservatore piuttosto che l’esito delle trattative con l’Unione”. L’efficace sintesi è del leader dei Labour, Jeremy Corbyn, che ha evidenziato l’equilibrismo della prima ministra: un’esercizio di prudenza diplomatica, di concessioni non-vincolanti, promesse generiche, auspici di circostanza. Zero parole su dove voglia andare il Regno, quali rapporti intenda instaurare con l’Europa nel prossimo futuro. May, pur non parlando di “periodo di transizione”, ha proposto un biennio per implementare la separazione. E ha promesso di completare i pagamenti britannici (senza però rivelare a quanto ammonteranno) fino alla scadenza del budget comunitario (2021). Due segnali di apertura rivolti principalmente a Michel Barnier, il capo-negoziatore per l’Unione, che anche ieri ha auspicato lo sblocco dei negoziati, in vista del quarto round di settimana prossima.

Avvertimento

Aperture, ma anche avvertimenti. Per dare pari rappresentanza alle due anime del suo gabinetto, Johnson e Hammond appunto, che non a caso l’hanno scortata fino a Firenze. Il Regno farà la sua parte per restare “il più forte amico e partner dell’Europa”, ma è consapevole che è anche nell’interesse dell’Europa raggiungere un accordo commerciale con Londra. Diversamente, ognuno per la propria strada, perché “un mancato accordo è sempre meglio di un cattivo accordo”. Una ripetizione dai toni minacciosi, suggeritale dai capibastone dell’euroscetticismo, insofferenti ai diktat di Bruxelles. Un colpo al cerchio, uno alla botte. A conferma che la Premier resta una trapezista sospesa nel vuoto, in balia dei venti.

Lorenzo Amuso

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