Lo shutdown negli Stati Uniti causa la chiusura temporanea del parco nazionale di Joshua Tree, nel deserto californiano, inaccessibile per qualche giorno da giovedì per permettere lavori di ristabilimento. Cestini e gabinetti pieni, rifiuti abbandonati, alberi vandalizzati, rally improvvisati in zone protette sono alcuni dei problemi sorti in 3 settimane di parziale paralisi del settore pubblico, che hanno lasciato attivi solo 8 ranger per 3'200 km2 di territorio. L'aiuto dei volontari non basta.
In occasione di precedenti shutdown i parchi, curati da 20'000 dipendenti, erano chiusi. Non così stavolta e l'assenza di controlli non solo rende l'accesso gratuito e quindi attira le folle, ma permette pure comportamenti inappropriati.
E non solo al Joshua Tree: a Yosemite si incentivano i visitatori a raccogliere i rifiuti, altrove sono donatori o i singoli Stati che finanziano la manutenzione (New York a Liberty Island, l'Arizona al Gran Canyon, lo Utah a Zion,...), ma per esempio le strade innevate di Arches e Canyonlands non vengono ripulite e sono inaccessibili.