In Ucraina, oltre alle preoccupazioni legate a 135 giorni di guerra, crescono pure i timori di un calo del supporto occidentale dopo l’annuncio dell'uscita di scena del premier britannico Boris Johnson, fervente sostenitore della causa di Kiev contro l’invasione russa del Paese. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato tuttavia che la partenza del politico conservatore non cambierà “la politica di Londra nei confronti dell’Ucraina”.
Kuleba ha lodato il sostegno assoluto alla causa ucraina dell’ex sindaco di Londra spiegando che “di sicuro durante questa guerra Boris Johnson si è dimostrato una persona coraggiosa", dicendosi "convinto che chiunque diventerà primo ministro del Regno Unito non cambierà la politica di quella nazione" e manterrà invariato il supporto all’Ucraina.
L’invasione di Mosca dell’ex repubblica sovietica è del resto al centro dell’attenzione pure del G20 che si è aperto oggi, venerdì, a Bali in Indonesia. Le autorità indonesiane – organizzatrici del meeting – hanno chiesto la fine del conflitto durante la riunione dei capi delle diplomazie. Una riunione che si prevede avrà momenti molto tesi visto che l’Indonesia ha invitato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov nonostante Washington e vari alleati occidentali avessero chiesto di estromettere i rappresentanti di Mosca dai forum internazionali. Così non è stato, ma il Governo di Giakarta ha invitato pure Kuleba, che parteciperà online.
Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha abbandonato la sessione del G20 mentre la sua omologa tedesca, Annalena Baerbock, stava criticando Mosca per la guerra in Ucraina, hanno dichiarato fonti diplomatiche. Le stesse fonti hanno poi fatto sapere che Lavrov ha lasciato anche una sessione pomeridiana prima di un'apparizione virtuale del ministro degli Esteri ucraino e non era presente quando il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha condannato la Russia nella riunione a porte chiuse a Bali.
Sul terreno, nel bacino del Donbass dove l'esercito ucraino ha rallentato la spinta russa nelle ultime settimane ma anche in altre zone dell’Ucraina orientale, non è certo tempo di negoziati ma di attacchi russi sulle zone abitate. A Kramatorsk un bombardamento nel centro della città ha lasciato un grande cratere tra un hotel e alcuni palazzi, stando a quanto hanno osservato giornalisti dell'AFP, i quali hanno pure visto il corpo di una persona uccisa e di una ferita. Giovedì, stando a fonti ucraine, i missili di Mosca hanno ucciso quattro civili a Kharkiv, ferendone altri cinque.
I russi, avanzati nelle ultime settimane nel Donbass (loro obiettivo prioritario dal ritiro dalle vicinanze di Kiev a fine marzo), affermano di aver preso il controllo totale della provincia di Luhansk, che insieme a quella di Donetsk costituisce il bacino minerario. Ma la loro tesi è smentita dalle autorità locali, secondo le quali le truppe del Cremlino "non hanno ancora raggiunto i limiti della regione", come ha riferito giovedì il governatore della provincia Serhiy Hayday, accusando i russi di arruolare con la forza gli abitanti delle città di Severodonetsk e Lysychansk da dove negli ultimi giorni le truppe di Kiev hanno compiuto una ritirata strategica verso posizioni meglio difendibili.
L'esercito ucraino, nonostante la difficoltà nell’arginare un nemico ben più numeroso sul campo, sottolinea comunque che con l’arrivo dei nuovi armamenti occidentali la situazione è sensibilmente migliorata. Grazie ai lanciarazzi multipli gli ucraini hanno infatti iniziato a colpire obiettivi strategici russi anche distanti dalla prima linea, causando gravi perdite ai militari nemici.
Stando al Ministero della Difesa ucraino le truppe russe giovedì hanno iniziato a incendiare i raccolti di cereali in varie zone dell’Ucraina orientale, oltre ad aver bombardato depositi di generi alimentari pronti alla distribuzione. In un tweet ha sottolineato che non è solo il grano ucraino a bruciare, ma pure "la sicurezza alimentare del mondo e di questo la Russia sarà ritenuta responsabile".