Timosha ha 9 anni e gioca in un fazzoletto di prato davanti a casa a fare la guerra, con un giubbotto antiproiettile e la divisa militare. Sono un regalo del padre al fronte. La nonna sorveglia i bambini a vista. Intorno a loro solo campi minati, indicati da piccoli cartelli rossi col teschio, bandierine o altre segnalazioni di fortuna. “Qui hanno minato dappertutto, abbiamo paura soprattutto per i bambini: basta un passo falso per finire in un campo minato”, racconta ai microfoni di Falò.
Questa è la realtà quotidiana con la quale convive circa un quarto dell’Ucraina. Oggi diventata il più grande campo minato del mondo.
Le mine si trovano principalmente nelle zone orientali, occupate durante l’invasione russa del 2022. Almeno dieci regioni sono considerate contaminate. La popolazione tornata a vivere nelle proprie case si trova davanti a questa seconda guerra invisibile.
Timosha, a destra
Ivan ha 11 anni. È stato colpito da una mina mentre portava al pascolo le capre che aveva chiesto in regalo. Da allora ha praticamente smesso di parlare. Passava tutti i giorni lì, insieme al nonno. Ha vissuto l’occupazione e ora affronta le allerte aeree e i droni che ogni giorno minacciano Kherson, dove la sua scuola è chiusa da due anni. Le mine, invisibili sul terreno e nascoste dall’erba ricresciuta, rappresentano una minaccia costante al ritorno alla normalità.
Finora, in Ucraina, sono state registrate oltre mille vittime civili a causa delle mine, tra cui 124 bambini.
Le mine anticarro vengono nascoste nel terreno con macchinari simili a trattori. Quelle antiuomo, come le mine a farfalla, del peso di 75 gr, possono essere nascoste a mano oppure disperse con sistemi missilistici come i Grad e gli Uragan. Questi sistemi possono creare un intero campo minato in pochi secondi. Con una sola scarica, 50 razzi riescono a spargere una pioggia di migliaia di mine nell’arco di 14 chilometri.
Quasi 140’000 chilometri quadrati dell’Ucraina, un’estensione pari a tre volte e mezza la Svizzera, sono infestati dal rischio di queste trappole che rendono ogni passo potenzialmente mortale.
Ivan, 11 anni, è stato ferito da una mina
Mine piazzate dalla Russia, ma anche Kiev le usa
Le mine antiuomo, in quanto armi indiscriminate che causano danni permanenti ai civili, sono vietate da un trattato internazionale sottoscritto da più di 160 paesi.
Stati Uniti e Russia non ne fanno parte. La Russia ne ha usate contro l’Ucraina almeno tredici tipi diversi e su vasta scala.
Human Rights Watch ha registrato finora casi di utilizzo di mine antiuomo anche da parte dell’Ucraina che invece è firmataria del trattato. Ma a ribaltare le carte in tavola è stata la decisione del 20 novembre scorso degli Stati Uniti di autorizzare, dopo i missili a lungo raggio, anche la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina. L’Ucraina si troverà autorizzata a usare armi che si era impegnata a bandire.
Le mine anticarro, che contengono 7 chili di esplosivo, non sono invece vietate da nessuna convezione. Entrambi gli eserciti le usano ampiamente. Dopo averle posizionate, i militari stilano delle mappe per evitare di saltare sulle proprie mine.
Tutti questi ordigni lasciano un’eredità letale per i civili. E non ci sono solo le mine. Le bombe a grappolo, per esempio, sganciano esplodendo in volo ordigni che rimangono al suolo e continuano a uccidere per anni, con la medesima funzione delle mine.
Avevo un amico, è stato trovato a pezzi in un bosco, da allora ho deciso di dare il mio contributo allo sminamento
Victoriya, 21 anni
Secondo il dossier “Cluster Munition Monitor 2024“, il 93% delle vittime di munizioni a grappolo sono civili. Il 47% bambini.
Russia, Ucraina e Stati uniti non hanno sottocritto il trattato che ne vieta l’uso. La vicinanza alla guerra e la paura di non poter utilzzare armi alla pari ha spinto la Lituania: il 18 luglio scorso, a ritirarsi dal trattato. Si teme che altri stati possano seguirne l’esempio, preoccupati per la propria sicurezza.
Se per minare bastano pochi minuti, sminare è un lavoro lungo e costoso. Soprattutto nella vastità dei terreni ucraini.
Grazie alle sue fertili terre nere, l’Ucraina ha un terzo delle superfici coltivabili di tutta Europa.
Nella sola regione di Kherson, per esempio, la resa del grano è crollata del 20%. La presenza di mine, tra le altre minacce, tiene in scacco l’agricultura perché impedisce ai contadini di tornare a lavorare. A Visokopilla, un comune di 6’000 abitanti dopo l’occupazione, 50 agricoltori hanno perso la vita cercando di sminare da soli.
Qui non puoi camminare senza calpestare una mina antiuomo
Lavoratore forestale, distretto di Lyman (Donbas)
Svizzera impegnata nello sminamento umanitario
La Svizzera ha stanziato 100 milioni per lo sminamento umanitario. Tra le organizzazioni non governative finanziate figura la Fondation suisse de déminage ( FSD), con sede a Ginevra e attiva nel mondo da circa 25 anni. L’Ucraina è attualmente il loro più grande progetto. È la prima volta che si fa sminamento umanitario in un paese con una guerra su vasta scala in corso.
FSD usa anche un macchinario progettato dalla società di Svitto GCS che aumenta l’efficacia dello sminamento e riduce i rischi di incidenti per le persone. Un’ora del suo lavoro è pari a quattro giorni di un’intera squadra di sminatori. La macchina non garantisce il 100% di eliminazione delle mine e il terreno, prima di essere considerato totalmente sicuro, deve essere controllato anche manualmente.
Operazioni di sminamento
FSD ha formato quasi 200 sminatori tra i civili ucraini. Tra questi c’è Victoriya, 21 anni: “Avevo un amico, è stato trovato a pezzi in un bosco, da allora ho deciso di dare il mio contributo allo sminamento”. La previsione per sminare un singolo campo è di sei mesi. Lo sminamento umanitario garantisce una bonifica completa, ma richiede tempi lenti. La Banca Modiale stima i costi per lo sminamento a 34 miliardi di franchi. Per sminare l’intero paese si prevedono decenni.
A Bogdan, inginocchiato davanti a campi che si perdono all’orizzonte e che devono essere setacciati al millimetro, chiedo se queste previsioni non lo spaventano. La sua risposta è: “Non sono vecchio.”
Non si smina il fronte
Lo sminamento umanitario non si spinge nei 30 km a ridosso del fronte.
“Qui non puoi camminare senza calpestare una mina antiuomo”, dice il capo forestale del distretto di Kramators’k, dove si trova la città di Lyman, in Donbas. A 7 km dal fronte, tagliano la legna per le fortificazioni militari e per i civili che dovranno affrontare un altro invero senza elettricità.
La città di Lyman, un tempo importante nodo ferroviario, è stata prima conquistata dalla Russia poi liberata e ora intrappolata in modo precario vicino ai combattimenti. “Qui siamo al limite”, dice un ragazzo mostrandoci il seminterrato dove vive per proteggersi dai bombardamenti.
Come in altre zone troppe vicina al fronte, qui i rischi di una nuova occupazione e nuove contaminazioni di mine sono elevati e praticamente nessuna porzione dei terreni circostanti è stato bonificato.