Ansia climatica o eco-ansia: la preoccupazione per le sorti del pianeta, confrontato sempre più spesso con le conseguenze nefaste del cambiamento climatico. Un’angoscia nuova, sempre più diffusa e che colpisce soprattutto i giovani.
La condizione psicologica, non ancora indicizzata nei manuali, viene descritta da Alexia Tissierès (una giovane che ne soffre) con sentimenti come “collera, tristezza, impotenza e ingiustizia”. Si ha paura per il proprio futuro o, come dicono altri giovani, si teme di non averlo proprio un futuro.
Gli eventi degli ultimi anni - come i periodi prolungati di siccità, le precipitazioni violente o gli indomabili incendi boschivi – acuiscono questi sentimenti e, in sordina, li alimentano. L’eco-ansia infatti non va confusa con lo shock, lo spavento di fronte ad un evento naturale fuori dal comune. L’eco-ansia è qualcosa “di strisciante, che perdura nel presente e nel futuro” del sofferente. È Michele Mattia, psichiatra e psicoterapeuta, a spiegarlo.
Eco-ansia, il video virale
Telegiornale 28.07.2023, 20:00
L’ansia climatica è contraddistinta da un chiodo fisso. “È un fenomeno continuativo” – continua Mattia – “impatta sulla nostra vita quotidiana, sul nostro modo di pensare e non ci permette di stare tranquilli nemmeno quando andiamo a letto: è un retropensiero continuo”, senza inizio né fine.
Il problema non va banalizzato ma riconosciuto e affrontato. La famiglia, in tal senso, gioca un ruolo importante nei primi passi del percorso terapeutico. Parallelamente può essere utile occuparsi dell’ambiente con piccoli gesti, o avvicinandosi a gruppi che si mobilitano per salvaguardarlo.
In Svizzera, vi sono molte iniziative culturali che permettono di riavvicinarsi alla natura in maniera sana. Erwan Tréguer, sofrologo, propone delle camminate consapevoli nei boschi. Inclusa nell’escursione, anche la meditazione, con la quale accompagna i partecipanti lungo un percorso di accettazione. “Nei secoli la vita ha conosciuto molti crolli, seguiti da rinascite più ricche e complete”, sostiene il sofrologo.
Se ciò non bastasse, è allora opportuno rivolgersi a uno specialista per aiutare il paziente a sviluppare “strategie cognitive per ridurre l’effetto dell’ansia”, spiega sempre Michele Mattia. Fare in modo, cioè, di riconoscere il sentimento e delimitarlo in una parte ben definita della nostra mente; fare in modo che non monopolizzi interamente i nostri pensieri.