Svizzera

Aumento dei ricoveri "sotto controllo"

Nonostante la crescita, l’associazione svizzera degli ospedali tranquillizza – Bütikofer: “Serve però una banca dati nazionale”

  • 20 ottobre 2020, 09:06
  • 22 novembre, 18:20
01:45

RG 07.00 del 20.10.2020 - Il servizio di Gianluca Olgiati

RSI Info 20.10.2020, 08:54

  • Archivio TI-Press
Di: RG/dielle 

In Svizzera crescono i contagi e crescono anche le ospedalizzazioni causate dal coronavirus. Qualche segnale di difficoltà dagli istituti è iniziato ad arrivare, ma l’associazione degli ospedali svizzeri H+ rassicura: siamo pronti.

Sono 171 le persone ricoverate in ospedale per Covid-19 in Svizzera tra venerdì e domenica, più del doppio rispetto al fine settimana precedente. Cifre ancora lontane dal picco di 200 ricoveri al giorno registrato a fine marzo, ma il timore è che la situazione possa cambiare nelle prossime settimane, dal momento che la curva delle ospedalizzazioni reagisce in ritardo rispetto a quella dei contagi.

Una situazione seria per Anne-Geneviève Bütikofer, direttrice di H+, anche se “è importante ricordare come nemmeno durante il picco della pendemia in primavera le capacità massime degli ospedali siano state superate, neanche nei cantoni più toccati” spiega ai microfoni della RSI.

Per l’associazione la situazione è quindi sotto controllo, e questo malgrado i segnali di allerta, il primo lanciato la settimana scorsa dall'ospedale cantonale di Svitto, con sempre più malati gravi e un reparto per pazienti Covid quasi del tutto occupato. Situazione simile all'istituto ospedaliero del Vallese che domenica ha innalzato il proprio livello d'allerta alla luce dei dati sui ricoveri raddoppiati di giorno in giorno.

Secondo la direttrice di H+ dalla prima esperienza si è però imparato molto: “Gli ospedali sono pronti a rivedere l'organizzazione e l'accoglienza dei pazienti, a collaborare tra di loro, questo per poter curare i casi Covid, ma anche continuare a occuparsi degli altri pazienti”.

Non manca però anche una nota dolente, secondo H+: la mancanza di una banca dati nazionale che vada al di là delle capacità dei reparti di cure intense, “che aggiorni quotidianamente anche sulle disponibilità di letti, personale e materiale, così come previsto dalla legge sulle epidemie” conclude Bütikofer.

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