Un assassinio rimasto a lungo avvolto nel mistero occupa da oggi, lunedì, i giudici del Tribunale penale federale di Bellinzona. È quello di un diplomatico egiziano, ucciso nel garage della sua abitazione di Ginevra nel 1995. Sul banco del processo celebrato a 29 anni dai fatti compaiono un rivenditore di automobili italo-ivoriano e la sua presunta complice italo-svizzera, ma non il mandante a cui non si è fin qui risaliti.
Quando l’allora vicedirettore dell’ufficio commerciale della Missione permanente egiziana a Ginevra era stato ucciso con sei colpi di una pistola Sig Sauer da 9 mm, la sera del 13 novembre, oltre ai proiettili gli inquirenti avevano trovato un silenziatore di fabbricazione artigianale, confezionato con l’imbottitura di un appoggiatesta di una vettura. Su di esso tracce che solo i progressi delle tecniche forensi, nel 2018, hanno permesso di collegare al principale imputato, già condannato per altri reati - anche violenti - sia in Francia che in Svizzera.
Visto che la vittima era coperta da immunità per la sua funzione, l’inchiesta era stata da subito di competenza federale ed è per questo che il presunto assassino viene giudicato a Bellinzona. Gli viene imputata anche anche una lunga serie di altri reati: lesioni, minacce (ai danni dell’ex compagna), il possesso di video con scene di tortura e di pornografia illegale, la registrazione illecita di 87 conversazioni telefoniche (anche con poliziotti), la truffa, l’amministrazione infedele e la truffa assicurativa, questi ultimi tre in relazione alle sue attività commerciali. Senza contare diverse infrazioni al codice della strada, compresa la guida senza patente.
Dopo la prima udienza di lunedì, il processo proseguirà il 9 dicembre e giorni seguenti. Per la sentenza bisognerà attendere il 27 gennaio 2025.