Le trattative tra Svizzera e Unione Europea per tentare di giungere ad un accordo istituzionale quadro all'interno del quale sviluppare gli accordi bilaterali sono finite. Vi ha messo un termine il Consiglio federale che mercoledì ha fatto sapere a Bruxelles che non firmerà. "Le condizioni per una conclusione dell’Accordo non sono soddisfatte" poiché "sussistono ancora divergenze sostanziali in alcuni settori chiave".
La posizione elvetica è stata illustrata in una conferenza stampa dai consiglieri federali Guy Parmelin, Ignazio Cassis e Karin Keller-Sutter. L’Esecutivo ora cercherà di avviare un dialogo politico con l’UE sul proseguimento della collaborazione. Per Berna "salvaguardare la collaudata via bilaterale e portare avanti con convinzione gli accordi esistenti" è nell'interesse di entrambe le parti.
Le trattative sull’accordo quadro istituzionale erano iniziate nel 2014. Un’intesa era stata raggiunta nell’autunno del 2018. Il Consiglio federale l’aveva messa in consultazione suscitando critiche da destra e da sinistra. A quel punto la Confederazione aveva chiesto a Bruxelles chiarimenti su tre punti vincolando la propria firma all’ottenimento di garanzie riguardanti: protezione dei salari, direttiva sulla cittadinanza europea e aiuti statali. Poi la questione si era bloccata (non da ultimo perché l’UE è stata impegnata sul fronte Brexit) fino all’autunno 2020 quando il capo negoziatore svizzero con l’UE, Roberto Balzaretti, era stato sostituito da Livia Leu che ha ripreso le trattative. Guy Parmelin aveva cercato di indurre la Commissione europea a rivedere le sue posizioni lo scorso 23 aprile quando si era recato a Bruxelles per incontrare Ursula von der Leyen, ma il summit non aveva portato ad una svolta.
"I colloqui hanno consentito di migliorare la comprensione reciproca delle rispettive posizioni, che sono tuttavia rimaste distanti in termini di contenuto", rileva una nota del Consiglio federale.
di Diego Moles, Fabio Dotti e Dario Lanfranconi