L’Ufficio federale dell’ambiente stima che ogni anno 14'000 tonnellate di plastica finiscono nell’ambiente, dove gli oggetti si scompongono in microparticelle che possono poi rientrare nel ciclo vitale attraverso l’acqua. Il fenomeno tocca soprattutto le zone urbane. Ora, per la prima volta, i due Politecnici federali stanno analizzando la situazione in montagna.
Nell’Alta Engadina, gli studenti di Losanna e Zurigo analizzano la qualità dell’acqua dei laghi con delle apposite sacche che trattengono anche le particelle più minute. “Pensiamo di trovare anche qui della microplastica. Particelle che non si vedono a occhio nudo, si tratta soprattutto di fibre tessili trasportate anche nell’aria. Abbiamo già fatto le stesse analisi a Davos e lì abbiamo avuto dei riscontri anche nella neve”, spiega Helena Golling, studentessa in Scienze ambientali del Politecnico di Zurigo.
Che siano brandelli di vela o fibre delle tute in neoprene, l’inquinamento inizia già sulla superficie dell'acqua e continua praticamente ovunque l’uomo occupa il territorio. Il progetto è nato da un’idea della giovanissima Anna Sidonia Marugg che con il suo lavoro di maturità ha dimostrato per prima che la plastica è presente anche in alta montagna. Un lavoro che è stato premiato al concorso nazionale Scienza e Gioventù.
“Qui vediamo già i primi pezzetti bianchi, probabilmente è plastica. In un prossimo passo devo togliere tutte le parti organiche poi vediamo cosa rimane. Di regola si trovano fibre tessili, polietilene, PET e altre plastiche”, spiega la giovane che oggi è studentessa e partecipa alle ricerche. A stabilire la natura esatta del materiale e la dimensione del fenomeno, sarà il Politecnico nei prossimi mesi.