Svizzera

Posta, Cirillo segnato dalle critiche? “No, assolutamente”

Intervista al direttore generale dimissionario che difende la politica di chiusura degli uffici postali: “Popolazione estremamente contenta delle soluzioni con i partner”

  • Ieri, 19:57
  • Ieri, 22:03
03:35

Roberto Cirillo sulla sua uscita di scena

SEIDISERA 21.01.2025, 18:00

  • Keystone
Di: Seidisera/Riva/Spi 

“Non sono uno che si attacca al cadreghino”, dice ai microfoni della RSI Roberto Cirillo. Lo scorso venerdì il direttore generale della Posta svizzera ha annunciato le sue dimissioni per la fine di marzo. Il 53enne ticinese torna, in questa intervista sui motivi della sua scelta. Smentendo alcune voci.

“Sei anni fa - ricorda Cirillo - mi hanno dato una missione molto chiara. Dovevo ristabilire la reputazione della Posta svizzera dopo la situazione con Autopostale ed è stato fatto. Dovevo dare una strategia rivolta al futuro, rinvigorire la volontà della Posta di essere presente con un servizio pubblico forte nel 2030, 2040 e 2050. Questa strategia l’abbiamo anche messa in opera durante quattro anni, con ottimi risultati. Infine bisognava rinnovare le forze interne, il management, fare in modo che ci fosse una nuova generazione. Anche questo è stato fatto. Mi sono detto, mission accomplished. Io non sono uno che si attacca al cadreghino, perciò era arrivato il momento, soprattutto sapendo che così la Posta potrà scegliere qualcuno che la porterà al di là dell’orizzonte 2030. Una data importante anche dal punto di vista della legge”.

Missione compiuta, dunque. Non c’entrano quindi i presunti dissapori con Christian Levrat, presidente del CdA, tematizzati di recente sulla stampa?

“Io ho lavorato più della metà del mio tempo sotto la responsabilità di Christian e vorrei veramente dire che non ho lavorato per Christian, ma con Christian e con il Consiglio di amministrazione per tanti anni, passando situazioni anche molto difficili insieme. È stato un partenariato estremamente fruttuoso”.

Le numerose critiche che le sono state mosse, in particolare dalla popolazione e dalla politica per le previste chiusure degli uffici postali, hanno lasciato un segno su di lei?

“No, assolutamente. Ho fatto quello che credo essere coerente con la missione che ci è stata data. Missione che è chiaramente in linea con quello che noi vediamo essere il desiderio della popolazione, lì dove queste trasformazioni hanno avuto luogo. Ricordo sempre che dei 2’000 punti di accesso alla Posta, 1’250 sono serviti con i nostri partner. Dove abbiamo introdotto queste soluzioni, la popolazione è estremamente contenta delle nostre prestazioni. Sono convinto che troveremo sempre soluzioni per mantenere il servizio pubblico e l’accesso ai servizi della Posta di altissima qualità”.

I margini entro i quali la Posta si può muovere, margini dati dal Consiglio federale e dal Consiglio di amministrazione, sono ancora adeguati o va cambiato qualcosa?

“Beh, noi abbiamo detto già dal maggio 2020 che ci sono alcune cose fondamentali che devono evolvere. La prima è chiaramente la Legge sulla posta. Perciò tutto il quadro legale che definisce che cos’è il servizio pubblico e che questo venga adattato alla realtà di un paese moderno come la Svizzera, che vive in un mondo digitalizzato e non più in un mondo dove gli smartphone non esistevano, come quando la legge è stata scritta. Poi, certo, se verso quell’orizzonte alcuni aggiustamenti all’interno del quadro legale possono essere fatti per aiutare la Posta a mantenere la sua dinamicità, e perciò anche questo livello di salute economica, ma anche di qualità dei servizi, bisognerebbe farlo”.        

02:19

Intervista a Roberto Cirillo

Telegiornale 21.01.2025, 20:00

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare