L'interpretazione di un articolo della Tribune de Genève relativo ai Paradise Papers, che il 10 novembre aveva portato l'ONG Public Eye a lanciare accuse contro il gigante delle materie prime Vitol, era errata. L'ONG, nota ai più con il suo precedente nome di Dichiarazione di Berna, in un comunicato diffuso martedì riconosce di aver sbagliato nel parlare di un contratto fra la multinazionale (con sede a Ginevra e 151 miliardi di franchi di fatturato nel 2016) e l'uomo d'affari nigeriano Kola Aluko, indagato per corruzione, falsificazione di documenti e riciclaggio di denaro.
L'analisi pubblicata un mese fa è stata quindi modificata di conseguenza con tante scuse "per non essere stati all'altezza dei nostri elevati standard qualitativi", anche se i problemi legati a questo commercio restano attuali. La reazione di Vitol, allora, era stata veemente, tanto che il presidente della direzione Gérard Delsad aveva chiamato in causa anche la Confederazione, dicendo che se avesse imposto controlli più severi sull'operato del settore la sua società avrebbe anche potuto decidere di lasciare la Svizzera.
pon/ATS
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