Un nuovo elemento si è aggiunto allo scandalo del farmaco anticancro Thiotepa scoppiato domenica. Non solo la ditta Alkopharma, dal 2007 al 2011, ha manomesso la data di scadenza del medicinale, ma - come rivelato dal Tages Anzeiger - non aveva neppure l'autorizzazione per distribuire il preparato in Svizzera. Un medicinale che gli ospedali elvetici, San Giovanni di Bellinzona compreso, acquistavano direttamente dalla ditta vallesana che non avrebbe potuto venderglielo. Sarebbero invece dovuti passare dal grossista francese autorizzato a fornire i piccoli quantitativi necessari ai pazienti per i quali non c’era un’alternativa.
Un cortocircuito pericoloso
"Gli ospedali hanno ritenuto di fare, come dire, un cortocircuito" rileva il farmacista cantonale ticinese Giovan Maria Zanini evidenziando i rischi di tale agire: “Viene a mancare il controllo delle autorità. Diciamo così: se il prodotto viene importato dalla Francia, il mio fornitore francese è tenuto a comunicarmi le decisioni delle autorità sanitarie del suo paese. Le autorità svizzere non sono invece coinvolte perché, per definizione, sul territorio elvetico non dovrebbe esserci un commercio di quel medicamento”.
Le autorità svizzere sono state coinvolte dopo che in Francia si è scoperto che le confezioni di Thiotepa contenevano una quantità ridotta di principio attivo poiché sul mercato arrivavano confezioni già scadute fornite dalla ditta poi fallita nel 2013. Avuta informazione della situazione, Swissmedic ha subito messo in guardia gli ospedali ricordando loro due cose. Uno: che un prodotto destinato all’estero non viene controllato. Due: che non si può fare direttamente in Svizzera un acquisto di un prodotto omologato all’estero, ma bisogna importarlo.
Diem/RG
RG 12.30 del 15.01.18: il servizio di Maria Jannuzzi
RSI Info 15.01.2018, 14:55
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