Ticino e Grigioni

Antisemitismo, il Ticino risparmiato

L’aumento degli episodi aggressivi contro gli ebrei preoccupa anche il mondo accademico elvetico - La testimonianza di uno studente del Poli

  • 12 marzo, 19:00
  • 12 marzo, 20:01
Manifestante a Zurigo contro l'antisemitismo.jpg

Manifestante a Zurigo contro l'antisemitismo

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RG/RSI Info

Il 2023 è stato l’anno nero dell’antisemitismo in Svizzera. Una tendenza che si è pericolosamente rafforzata dal 7 ottobre con gli attacchi di Hamas e la reazione di Israele. La Federazione svizzera delle comunità israelite ha lanciato martedì l’allarme con un rapporto che mostra un forte aumento (sono infatti quasi triplicati) degli episodi antisemiti reali, e non online, nella Svizzera tedesca, italiana e retoromancia. Il documento non fa però distinzione tra le diverse aree del Paese.

A tal proposito il Ticino appare al momento ancora risparmiato dal fenomeno: “A noi non sono stati segnalati episodi in aumento di antisemitismo - dice Mariaelena Biliato, del Centro per la prevenzione delle discriminazioni (CPD), che si occupa anche di antisemitismo - . Questo non vuol dire che non si debba essere attenti al problema”. Una spiegazione di questi numeri in controtendenza viene motivata da Biliato con il fatto che “la comunità ebraica in Ticino è meno visibile rispetto al nord delle Alpi. Noi ribadiamo in ogni caso di essere sempre disponibili ad accogliere le segnalazioni e ad accompagnare le vittime. Ci si può contattare per telefono o attraverso il nostro sito”.

Nelle scuole servono anticorpi

Preoccupa l’aumento delle aggressioni fisiche, ma anche degli episodi di antisemitismo nella scuola dell’obbligo. Gli ebrei svizzeri sono sempre più spesso bersaglio di insulti e l’antisemitismo dilaga anche nelle scuole, come dice il segretario generale della Federazione delle comunità israelite Jonathan Kreutner: “A tal proposito tutti i Cantoni devono fare di più e investire maggiormente nella prevenzione e nelle scuole. Occorre sensibilizzare i ragazzi e combattere sul nascere i pregiudizi che prima possono tradursi in parole e poi, magari, anche in atti”. Secondo Sabina Brändli della Scuola pedagogica di Zurigo, che di recente ha attivato una pagina web sul tema dell’antisemitismo e la guerra in Medio Oriente, “è importante che le Alte scuole pedagogiche aiutino i docenti ad affrontare questo argomento delicato. Alcune lezioni non bastano, occorre far comprendere agli allievi le conseguenze devastanti dell’antisemitismo”, sottolinea la docente di didattica. Inoltre, rilevato, con l’escalation del conflitto mediorientale “non è aumentato solo l’antisemitismo, ma anche l’odio nei confronti della comunità musulmana. È un mix estremamente pericoloso perché i due fenomeni si rafforzano a vicenda”. Per Sabina Brändli è dunque urgente mettere a punto dei nuovi programmi didattici.

Lo studente del Poli: “Eravamo sotto shock”

Di antisemitismo negli scorsi mesi si è parlato molto anche nelle università, quelle americane, ma anche tedesche. A Berlino pochi giorni fa uno studente ebreo è stato aggredito da un giovane musulmano. Negli atenei svizzeri, per fortuna, la situazione è ancora sotto controllo, anche se il recente accoltellamento di un ebreo ortodosso, proprio qui a Zurigo ha segnato una cesura netta, racconta Benjamin, studente al settimo semestre al Politecnico federale. Le preoccupazioni erano però già aumentate dopo il 7 ottobre: “Eravamo ancora sotto shock per il massacro quando al Poli e all’università sono comparsi volantini di gruppi comunisti che, con un linguaggio marziale, invitavano a manifestare e anche alla rivolta contro l’occupazione israeliana dei territori. Allora abbiamo veramente avuto paura”. In seguito alla segnalazione di Benjamin e di altri studenti, gli atenei hanno vietato la dimostrazione. Non solo a Zurigo si fa il possibile affinché le università restino uno spazio sicuro, al riparo dai veleni.

Il professore che ha creato una rete

Anche il professore di studi ebraici all’Università di Basilea, Alfred Bodenheimer, osserva con attenzione quanto sta accadendo negli atenei elvetici: “Direi che non si può parlare di antisemitismo strutturale. Da noi le università sono ancora spazi ancora aperti a tutti”. Non mancano però aggiunge “tendenze antisemite rimaste sopite a lungo”. Lo studioso cita l’attacco di Hamas che era stato applaudito da un docente dell’Istituto per gli studi sul Medio Oriente dell’Università di Berna, istituto che nel frattempo è stato sciolto. “Occorre essere vigili perché quanto accaduto a Berna ci mostra che anche nelle nostre università non puoi ormai più partire dal presupposto di vivere in uno spaziodel tutto sicuro. È un principio di base che purtroppo si inizia a scardinare”.

Lo conferma il fatto che anche negli atenei svizzeri non tutti gli studenti e i docenti ebrei oggi osano dichiarare la loro appartenenza alla comunità religiosa. “In altri Paesi la situazione è però molto più tesa”, ricorda Bodenheimer che, con altri professori in Svizzera, Germania e Austria, ha creato una rete che punta a combattere l’antisemitismo in ambito accademico. L’adesione, sinora, è stata di un centinaio di docenti.

Aumentano i casi di antisemitismo

SEIDISERA 12.03.2024, 18:48

  • RSI

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