Violenza, fisica e verbale, contro i funzionari dell'Ufficio esecuzione e fallimenti in Svizzera e in Ticino. Da qualche anno - dall'inizio della pandemia - gli episodi sono in crescita. Questa tendenza, preoccupa, tanto da spingere i dipendenti a seguire dei corsi di autodifesa. Un tema - questo - che è stato affrontato proprio in questi giorni a Locarno dove, funzionari provenienti da tutto il Paese, sono riuniti in assemblea.
"Non è un lavoro facile e, come dico spesso, noi non siamo purtroppo all'ufficio vincite e lotterie. Chi viene da noi è in una situazione di disagio economico", spiega Fernando Piccirilli, presidente dell'Associazione cantonale dei funzionari di esecuzione e fallimenti.
Sempre più spesso c'è chi, anziché prendersela con se stesso per non aver pagato le fatture o prendersela con il creditore per avergli inviato un precetto esecutivo, sfoga la sua rabbia sui dipendenti dell'Ufficio esecuzioni e fallimenti, dipendenti che non hanno colpe e responsabilità. Prendersela con loro è un po' come prendersela con il postino che consegna brutte notizie.
"Si è notata una certa aggressività dopo la pandemia", dice Piccirilli. Dipendenti dell'Ufficio Esecuzioni Fallimenti, addirittura partecipano a corsi di difesa personale. "Vengono organizzati dal Cantone. Il punto principale è gestire l'utenza difficile. Poi avevamo introdotto e riproporremo corsi di difesa personale, organizzati con la Polizia cantonale: sia come utilizzo dello spray al pepe, per esempio, sia per gestire l'utente difficile", sottolinea Piccirilli.
Di aggressioni fisiche anche in Ticino ce ne sono già state. "Era scaturita l'esigenza da un singolo episodio che aveva visto coinvolto un funzionario dell'Ufficio esecuzione di Lugano e, in misura molto minore, un altro episodio verificatosi in un altro ufficio sempre del Sottoceneri. Sono rari i casi di violenza fisica. Quello che purtroppo capita è la violenza verbale", dice Piccirilli.
Un lavoro duro che mette i funzionari cantonali a diretto contatto con persone che, dopo aver ricevuto un precetto o un attestato carenza beni, si vedono magari cadere il mondo addosso. Sono situazioni, storie e tragedie personali che possono toccare e colpire. E non sempre è facile mantenere il distacco. "Dipende un po' dall'esperienza e un po' dal carattere di ognuno di noi. Avevo qualche anno fa un collaboratore in là con gli anni e lui, testualmente, mi ha detto: "Io al mattino mi guardo allo specchio, mi faccio la barba. Sono veramente stanco, perché penso al debitore che ho incontrato un giorno prima, al quale ho pignorato il salario. Penso a quello che troverò in ufficio", però, malgrado tutto, riesce a mantenere la professionalità. Bisogna ricordare sempre che avere dei debiti non è una colpa".
Situazioni che capitano spesso. Basti pensare che in questo 2022, tra gennaio e luglio, i fallimenti sono stati 702; erano 502 nel 2021, 584 nel 2020 e 714 nel 2019. E si guarda anche con una certa preoccupazione ai prossimi mesi al probabile aumento dei precetti esecutivi. "L'aumento dei tassi ipotecari, avremo l'aumento dei premi di cassa malati e l'inflazione. Questo, giocoforza, si ripercuoterà anche sulla nostra attività. Ma è presto per dirlo, perché abbiamo circa sei/ dodici mesi di ritardo rispetto a questi cambiamenti".
E poi c'è chi i precetti esecutivi li riceve. Sempre con Fernando Piccirilli, presidente dell'associazione cantonale dei funzionari di esecuzioni e fallimenti, la RSI ha affrontato il tema da un'altra prospettiva, dalla parte del debitore, appunto. Anche perché - in Svizzera - ci sono società che, sul recupero crediti, hanno costruito un'attività decisamente redditizia.
La base attorno a cui ruota la legge sull'esecuzione e fallimenti risale a 130 anni fa, ed è tra le più vecchie della Svizzera. Si delega allo Stato un po' il ruolo del cattivo, il compito cioè di recuperare i crediti anche tra privati. Questo non rischia di far sì che determinate aziende non si impegnino fino in fondo a tentare di recuperare i soldi loro dovuti dai clienti morosi? C'è chi si limita a inviare raccomandate, quando magari a volte sarebbe più rapida ed efficace una telefonata, una mail o un sms...
"Questo effettivamente è un aspetto. Forse è più facile delegare ad altri il compito che potrebbe fare il creditore stesso. C'è da dire una cosa, però, che per il creditore (e in fondo anche per il debitore, perché poi lui è tenuto a anticipare queste spese) sono tutte spese che vengono comunque pagate, devono essere anticipate: c'è la tassa di emissione del precetto esecutivo. E se il precetto esecutivo non viene notificato tramite posta, bisogna pagare ancora un supplemento. Poi ci sono le esecuzioni di pignoramento. Sono tariffe stabilite dal Consiglio federale. Il più delle volte, poi, vanno solo a gravare sul credito finale. La questione è diversa se il creditore fa tutti i tentativi per arrivare a incassare il dovuto prima, basterebbe semplicemente dare la possibilità, magari, di concedere una rateizzazione del debito. Questo alcuni creditori lo fanno", spiega Piccirilli.
Gravare sul credito finale. Si vedono spesso debiti di piccole dimensioni, di qualche centinaia di franchi, magari raddoppiare a causa di queste spese: spese di richiamo, interessi di mora, spese amministrative, spese per il precetto esecutivo. Ci sono perfino aziende e società che, di fronte alla richiesta di cancellare un precetto esecutivo già pagato, pretendono il pagamento di 50-70 o perfino 100 franchi.
"È vero che può essere discutibile. C'è da dire però che il creditore ha la facoltà di pretendere che il precetto esecutivo, ancorché pagato, resti iscritto per cinque anni dopo il pagamento. Questa è una sentenza del Tribunale federale oramai già da qualche anno e chiaramente siamo in un libero mercato. Il creditore che ritiene di far pagare per far cancellare il precetto esecutivo agisce in termini legali. Dal mio punto di vista personale può essere un po' discutibile. Ci sono stati degli esempi dove, per esempio, una persona si è recata presso i nostri uffici per avere un attestato di solvibilità, aveva pagato tutti i precetti. Erano rimasti due precetti di una cassa malati e la cassa malati ha detto: "No, io ti cancello, se mi versi 50 franchi". Ricordo ancora che la persona in questione ha pagato questi 50 franchi. Ha mandato alla cassa malati il cedolino, perché l'aveva bisogno urgentemente. La Cassa malati ha comunicato all'ufficio che acconsentiva alla cancellazione ed è stato rilasciato. Molto macchinoso, a volte anche discutibile. Purtroppo siamo comunque in ambito perfettamente legale", sottolinea Piccirilli.
SDS 18.00 del 10.09.2022 Funzionari dell'Ufficio esecuzione e fallimenti minacciati - Il servizio di John Robbiani
RSI Info 10.09.2022, 19:11
Contenuto audio
SDS 18.00 del 10.09.22 I problemi dal punto di vista del debitore - Il servizio di John Robbiani
RSI Info 10.09.2022, 19:13
Contenuto audio