Il processo che vede alla sbarra l'uomo che il mattino del 23 giugno 2017 uccise la moglie sparandole più volte in un autosilo di Ascona si è aperto martedì mattina di fronte alla Corte delle assise criminali riunita a Lugano. Nel corso dell'interrogatorio il presidente, giudice Mauro Ermani, ha sollecitato più volte l'imputato su quella che lui definisce "la sua mentalità". Quella che vede la donna, citiamo, "come una serva". In Macedonia, ha risposto il 57enne in aula, comanda l'uomo. "Io l'amavo tanto questa donna", ha aggiunto, nonostante, sempre secondo lui, lei lo tradisse con persone diverse, anche con il marito della figlia.
RG 08.00 del 19.11.2019 Il servizio di Francesca Calcagno
RSI Info 19.11.2019, 09:50
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Sarebbe proprio questa idea, e la decisione della donna di lasciarlo, ad aver spinto il marito al folle gesto. L'uomo, lo ricordiamo, le ha scaricato contro un intero caricatore.
"L'amavo tanto, non volevo ucciderla, non potevo vivere senza di lei", è scoppiato in lacrime, sollecitato dal giudice sui mesi che hanno seguito la decisione della moglie si lasciarlo. "La seguivo perché l’amavo tanto", ha detto, ad un certo punto aggiungendo: "non potevo vivere senza di lei, per questo volevo ammazzarmi anch’io".
Una situazione sottovalutata
Il 57enne si è ripreso e alla Corte ha raccontato anche di come, poche settimane prima del delitto, fosse andato da un medico dicendogli, "di stare male e di avere brutti presentimenti". Al che il giudice Mauro Ermani gli ha risposto: "Lei non è l’unico ad aver sottovalutato la situazione".
Per la procura, quel delitto fu un assassinio. Perché l'uomo, sempre a mente dell'accusa, agì con particolare mancanza di scrupoli e con movente, scopo e modalità particolarmente perversi. Una versione, questa, che la difesa respinge. Il legale dell'uomo (reo confesso), Niccolò Giovanettina, si batterà affinché il suo cliente venga giudicato meno severamente.
Le immagini riempiono i non ricordo
In aula si sono ripercorsi i momenti subito precedenti il delitto. L’uomo, sollecitato a più riprese dal giudice, dice di non ricordare il momento dello sparo. Per questo la Corte, dopo aver invitato i parenti della vittima a lasciare l'aula, ha deciso di mostrare in aula le crudamente nitide immagini del delitto riprese dal sistema di videosorveglianza del parcheggio. Un video che l’imputato in parte non ha guardato, un segno, secondo il giudice Ermani, di "una chiara mancanza di assunzione di responsabilità". Infine, gli ha chiesto: si pente di quello che ha fatto? "Molto", è stata la riposta del 57enne, "non avrei dovuto farlo, avrei dovuto lasciarla andare, ma non ce l’ho fatta".
Un infinito tormento
"L'uccisione, è stata, per la donna, l’apice di un calvario, di un lungo e infinito tormento". Nella sua requisitoria, il portatore pubblico Moreno Capella ha ripercorso le settimane che hanno seguito la decisione della donna di lasciare il marito. Una decisione alla quale erano seguiti, anche, una denuncia per violenza domestica e il divieto di avvicinarsi a lei e pure di contrarla telefonicamente. Un divieto, costantemente violato. In aula il procuratore ha letto molti dei messaggi che l’uomo scriveva alla donna, uno spedito 9 giorni prima del fatto di sangue recitava: "Ti do 10 giorni per pentirti, perché dopo sarà troppo tardi".