Ticino e Grigioni

"O stai con me o ti ammazzo"

La testimonianza della figlia della donna uccisa ad Ascona dal marito: "Sapevo che un giorno avrebbe fatto qualcosa"

  • 25 giugno 2017, 20:00
  • Oggi, 05:13
01:26

Omicidio di Ascona: un passaggio dell’intervista alla figlia della vittima

RSI Info 25.06.2017, 20:00

"Questa intervista non è per me, io una madre non l’ho più, ma per gli altri. Spero che la legge cambierà: non voglio che qualcuno perda i propri cari perché nessuno è stato capace di proteggere chi è vittima di minacce". Sono le parole della figlia della donna che venerdì, all’interno di un autosilo ad Ascona, è stata uccisa dal marito a colpi di pistola. È stata lei a contattare il Quotidiano della RSI per raccontare la storia di sua madre, vittima di stalking, e di come il suo omicida, sul quale pendeva un’ingiunzione che lo obbligava a mantenersi ad una distanza di 300 metri dalla moglie, continuasse invece a seguirla e minacciarla.

L’uomo, 54enne macedone, dopo averle sparato ha tentato di suicidarsi rivolgendosi l’arma alla testa per poi tirare il grilletto. È rimasto ferito ma non in modo tale da rischiare la vita. Sua moglie, invece, non c’è più.

Prima degli spari, le minacce

“Accusava mia madre di avere un amante. Non la lasciava più uscire di casa”, ci racconta la ragazza. Accanto a lei la sorella minore, di 15 anni. L’uomo, tre mesi fa, avrebbe inoltre minacciato con un coltello moglie, le sue due figlie e un familiare amico della coppia: “Dopo questo fatto ci siamo rivolti alla polizia”.

Questa a quanto pare non fu l’unica minaccia. Il 54enne durante una vacanza in Macedonia, dove secondo la nostra testimone aveva un vero e proprio arsenale, aveva cercato di spaventare la moglie puntando contro di lei una pistola.

Sul luogo dell'omicidio

Sul luogo dell'omicidio

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"O stai con me o ti ammazzo"

“Lui diceva sempre a mia madre, anche prima della separazione scritta, o stai con me o ti ammazzo e mi ammazzo – continua la ragazza – Credevo che fossero solo minacce, ma dopo che l’ho visto così aggressivo ho iniziato a credere che un giorno avrebbe davvero fatto qualcosa. Nonostante il divieto di avvicinarsi, lui la seguiva tutti i giorni: si faceva vedere, voleva spaventarla”.

“La colpa non è della polizia, che ha le mani legate”, sostiene la figlia della donna uccisa, con la voce rotta dall'emozione: "Ma non è possibile che non si possano fare più controlli nei confronti di chi è stato denunciato”.

Quotidiano/ludoC

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