Il Luganese è un agglomerato che da decenni rappresenta il motore di tutto il canton Ticino, così, per capire come il territorio potrebbe svilupparsi nei prossimi 20 anni, è stato commissionato uno studio, che è stato presentato martedì.
Quello che è successo in Europa è accaduto anche nell'agglomerato del Luganese: dopo gli anni Settanta, un'importante crescita economica e di popolazione. Con internet e le nuove tecnologie, tutto ha iniziato a modificarsi. E poi la frenata nello scorso decennio. Secondo lo studio, la crescita c'è sempre, ma è nettamente più piccola. E per il prossimo ventennio bisogna attirare nuovi abitanti e soprattutto nuove imprese.
Andrea Gheri, presidente della Camera di commercio, se i punti forti già ci sono, cosa manca?
"Le aziende chiedono evidentemente condizioni quadro stabili (e queste mi sembra che noi possiamo anche offrirle), ma chiedono anche investimenti infrastrutturali sul territorio che siano adeguati all'insediamento. Devo dire che effettivamente, anche dallo studio che è stato presentato oggi, si denota una certa staticità. Sono state citate cifre importanti: un miliardo di investimenti in infrastrutture, che sono ferme da anni. Questo è un freno anche per l'economia".
Un'economia, quella dell'agglomerato luganese, che dovrebbe approfittare del fatto che si trova fra due grandi metropoli: Zurigo e Milano. Vista anche l'alta competitività, dovrebbe iniziare a pensare e agire come un'agglomerato. È il suggerimento di Fabio Regazzi, consigliere nazionale e presidente dell'Unione svizzera arti e mestieri.
Ma se si sta già parlando di città Ticino, non è ormai tardi per l'agglomerato?
"Siamo un po' in ritardo, ma non è troppo tardi per reagire, per correggere la rotta. In queste cose bisogna andare per gradi e bisogna superare il campanilismo Comunale. Il primo passo è quello di pensare in termini di agglomerato e poi, probabilmente in un futuro prossimo, si potrà anche ragionare forse più in termini di città-Cantone come un'entità unica. Ma oggi mi sembra un po' prematuro".
Nel frattempo, bisognerebbe rimboccarsi le maniche e anche velocemente. Lo indicano le conclusioni dello studio del professor Angelo Rossi. S'intuisce anche che tutti gli attori in campo a tutti i livelli dovrebbe lavorare insieme, mirando allo stesso obiettivo.
"Diciamo che la collaborazione tra Comuni e altre istituzioni, pubbliche e private, è sempre una cosa positiva, ma è altrettanto positivo (se non indispensabile) quando le cose non vanno più così bene come una volta. Ci vorrà, secondo me, un grosso lavoro, sia da parte dell'autorità, che da parte soprattutto degli investitori privati per rilanciare l'economia e la demografia dell'agglomerato".