L’immunità parlamentare di cui gode Marco Chiesa non va soppressa. Lo ha stabilito la Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati ( CAG-S) per 8 voti a 2. Sul caso dovrà esprimersi ancora la Commissione dell’immunità del Consiglio nazionale
La magistratura bernese chiede alle Camere federali di revocare l’immunità parlamentare del consigliere agli Stati ticinese e del suo ex segretario generale Peter Keller, in relazione ad una campagna dell’UDC alle ultime Elezioni federali. Le indagini sono dirette a stabilire se questa campagna, con lo slogan “Nuova normalità”, abbia infranto la norma contro la discriminazione razziale: essa, con inserzioni apparse online, denunciava atti criminali imputati ai richiedenti l’asilo.
La libertà di parola va tutelata
Nel corso della sua riunione, la CAG-S ha constatato che il mandato politico di Marco Chiesa è connesso alla posizione dirigenziale da lui rivestita all’interno del suo partito, in particolare nel contesto dell’organizzazione della campagna elettorale federale, che peraltro ha portato alla sua rielezione nel Consiglio degli Stati, spiega una nota odierna dei servizi parlamentari.
Vi è quindi una relazione diretta fra l’attività e la posizione ufficiale del consigliere agli Stati e i fatti contestati e la Commissione ha deciso senza controproposta di entrare in materia sulla richiesta. In un secondo passo la CAG-S ha deciso di non sopprimere l’immunità del deputato ticinese poiché la libertà di espressione e di formazione dell’opinione rivestono un’importanza fondamentale nell’ambito di una campagna elettorale democratica e tutelano anche dichiarazioni che possono suscitare forte dissenso.
La ponderazione degli interessi ha quindi portato la CAG-S a concludere che nel presente caso gli interessi istituzionali (interesse pubblico al funzionamento del Parlamento) prevalgono sull’interesse al perseguimento penale.
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Notiziario 08.10.2024, 16:00