La Regione Moesa ha deciso di non chiedere, per il tramite del Governo cantonale, una deroga al Consiglio federale per ordinare la chiusura delle imprese e dei cantieri della zona, ovvero la finestra di crisi di cui si parla già da un paio di settimane vista la situazione epidemiologica più simile a quella ticinese che non al resto del territorio retico. La decisione è la conseguenza della contrarietà espressa dalla maggioranza dei granconsiglieri, dei Comuni e delle associazioni mantello, sentiti negli scorsi giorni.
Lo Stato maggiore regionale aveva iniziato a raccogliere dati per preparare la richiesta, svolgendo dei controlli, in collaborazione con la polizia, le industrie e i cantieri: nelle 80 ditte visitate, sono state trovate al lavoro 329 persone, di cui un centinaio nella filiera chimico-sanitaria e 137 nel settore edile. A 15 giorni dalla chiusura in Ticino, quindi, circa il 30% del personale totale era ancora attivo. Tuttavia, non sono state riscontrate trasgressioni alle raccomandazioni su igiene e distanze sociali diramate dall'Ufficio federale della sanità pubblica. Le verifiche proseguiranno e saranno ulteriormente intensificate, mentre si rinnova l'appello alla responsabilità individuale.