No alla creazione di un ente cantonale case anziani e cure a domicilio. La proposta targata Movimento per il socialismo è stata bocciata a larga maggioranza dal Gran Consiglio ticinese (42 voti contro 20 e 2 astenuti). A favore vi era solo l'asse rosso-verde, che voleva l'istituzione di tale organo a medio termine poiché - è stato detto - "lo Stato deve sostenere maggiormente le case anziani" e questo a fronte di alcune problematiche sorte in alcune strutture.
Considerato che i piani cantonali prevedono misure a lungo termine, nel frattempo - chiedeva il rapporto di minoranza - occorre rafforzare l'Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio per dare risposte veloci al settore. Gli altri schieramenti invece non hanno ritenuto opportuno centralizzare la gestione delle case, pur riconoscendo alcuni problemi che ci sono stati e ribadendo che la vigilanza da parte del cantone debba essere garantita.
È stato inoltre ricordato che è già stata avviata una pianificazione integrata che guarda al 2030, così come la strategia Ticino 2020 che rafforza il ruolo dei comuni: tutti strumenti che stanno affrontando l'evoluzione della popolazione anziana e creare un ente unico rischierebbe di aumentare i costi.
Per l'iniziativista Matteo Pronzini regionalizzare significa accentuare le differenze e già oggi con gli istituti in mano a comuni, associazioni, fondazioni, ecc. ha dimostrato che "il sistema è fallimentare". Da parte sua il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa ha affermato che con una settantina di case anziani che ricevono contributo dallo Stato, con tutti i dipendenti (oltre 5'000), si rischierebbe di creare un mostro burocratico: la misura proposta "non è perciò razionale né proporzionata".