La 28enne protagonista dell'aggressione avvenuta alla Manor di Lugano il 24 novembre è tornata ieri (martedì) in Ticino. La donna di Vezia, dopo essere stata sentita dalla polizia federale a Lugano, il giorno successivo era stata infatti trasferita a Berna per essere interrogata dagli inquirenti della task force anti-terrorismo del Ministero pubblico della Confederazione, davanti ai quali avrebbe però fatto scena muta. Gli inquirenti, anche in seguito alle proteste del legale della donna, l’avvocato Daniele Iuliucci, hanno quindi riconosciuto la necessità di svolgere l’inchiesta in italiano, la lingua dell’imputata.
Nei confronti della 28enne, di cui è stato confermato l'arresto, è stata inoltre ordinata una perizia psichiatrica, come ha confermato ai microfoni della RSI Iuliucci: “Credo che non sia un segreto ed era già stato indicato dai famigliari: ci sono degli aspetti legati alla psicologia dell’imputata che meritano di essere esaminati per comprendere a fondo i motivi di quanto avvenuto a Lugano.”
Per il legale inoltre, nonostante secondo diversi testimoni la donna abbia lanciato il classico grido Allah akbar, andrebbero evitate le conclusioni affrettate: “Se si dichiari ancora jihadista o meno è un dettaglio d’inchiesta sul quale non posso evidentemente esprimermi. Eviterei però di continuare sull’onda delle reazioni del primo minuto, che già dipingevano il caso come sicuro attacco terroristico; ci sono infatti vari elementi che possono far pensare diversamente e che meritano di essere chiariti dall’inchiesta e che potrebbero dare una lettura differente rispetto all’attentato terroristico.”
Il procedimento penale nei confronti della donna rimane infine di competenza del Ministero pubblico della Confederazione perché, oltre ai reati contestati di tentato omicidio intenzionale e lesioni personali gravi, rimane l'accusa di violazione della legge federale sul divieto dei gruppi “Al-Qaeda ”e “Stato islamico”.
Aggressione Manor, accuse confermate
Il Quotidiano 02.12.2020, 20:00