Il salario minimo continua a far discutere la Commissione della gestione del Gran Consiglio ticinese, dove però sembra delinearsi una maggioranza: la nuova proposta è di 20 franchi orari, a patto che siano accompagnati da misure che evitino di sfavorire residenti e imprese.
Le chiede per esempio la Lega, che non vuole fare regali ai frontalieri e non vuole mettere in difficoltà le aziende che non riuscirebbero a pagare il salario minimo: a queste potrebbero andare "incentivi economici, a patto che abbiano una certa percentuale di impiegati residenti, così da incoraggiarne l'assunzione", spiega Michele Guerra. L'UDC teme che questi bonus attirino speculazioni, meglio allora far pagare meno imposte alle società che applicano la preferenza indigena e sottoscrivono un contratto collettivo. "Prima di parlare del valore soglia bisogna guardare a questi aspetti", sostiene Piero Marchesi.
"Stiamo valutando strumenti per introdurre il salario minimo gradualmente e soprattutto nei settori dove c'è manodopera ticinese", afferma invece Maurizio Agustoni a nome del PPD. Allo stesso tempo, nei settori dove non ci sono mai stati tanti residenti "bisogna incentivare contratti collettivi che garantiscano condizioni dignitose per tutti".
L'unica voce esplicitamente fuori dal coro è quella del Partito liberale radicale, che insiste sui 19.50. Secondo Alex Farinelli nessuno ha portato proposte che permettano di non favorire ulteriormente i frontalieri. Soddisfazione, infine, fra i socialisti, che come i Verdi erano inflessibili sui 20 franchi, introdotti a Neuchâtel e confermati anche dal Tribunale federale. Questo anche se non tutte le proposte sentite sono applicabili, stando a Ivo Durisch.
Salario minimo, venti d'intesa
Il Quotidiano 04.06.2019, 21:00