In Ticino sono 20’000 le persone che vivono in una situazione di povertà, il 7,4% dell’intera popolazione. Ma il dato potrebbe raddoppiare se non vi fossero gli aiuti sociali. La fotografia la fornisce - per la prima volta nella storia del Cantone - l’analisi delle informazioni raccolte nella banca dati statistica creata a partire da fonti esaustive e di natura amministrativa alla base del Rapporto sociale presentato oggi a Bellinzona. Uno sforzo congiunto del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), dal Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) e dall’Ufficio di statistica (USTAT) sui dati raccolti tra il 2015 ed il 2018.
Rapporto sociale: la statistica della povertà in Ticino
Povertà in aumento: dal 6,1% al 7,4%
Nel 2018 il tasso di povertà reddituale assoluta, ovvero la percentuale di individui in un’economia domestica il cui reddito disponibile è inferiore al minimo vitale sociale, ammonta al 7,4%: una percentuale in aumento rispetto al 6,1% nel 2015.
C’è povero... e poverissimo
La povertà può toccare le persone in maniera più o meno intensa: il divario tra il reddito disponibile e il minimo vitale sociale mostra come nel 2018 a metà della popolazione in povertà reddituale assoluta manca fino al 18,8% del minimo vitale sociale per uscire da questa situazione.
Il 3,8% della popolazione è stabilmente povero
La persistenza in povertà misurata durante il triennio 2016-2018 ammonta al 3,8%: questa percentuale di individui è stata in una situazione di povertà reddituale assoluta durante tutti e tre gli anni considerati.
Le prestazioni sociali diminuiscono la povertà dal 14,6 al 7,2%
Le prestazioni sociali contribuiscono a ridurre in maniera importante la percentuale delle persone in povertà: nel 2018, in assenza delle prestazioni sociali come fonti di reddito, la povertà reddituale assoluta sarebbe stata del 14,6%, vale a dire quasi il doppio del valore riscontrato (7,4%).
Gli adulti soli con minori sono la categoria maggiormente a rischio
I risultati declinati secondo il tipo di economia domestica mostrano che gli adulti soli con minori sono, per più di un indicatore, la categoria che più si discosta dai valori validi per l’insieme della popolazione: hanno un tasso di povertà reddituale assoluta, un tasso di povertà reddituale assoluta combinato a un’assenza di patrimonio netto (sufficiente per garantire il minimo vitale sociale per tre mesi in assenza di reddito), un’intensità e una persistenza in povertà più elevati. Allo stesso tempo, sono anche la categoria di economia domestica per la quale le prestazioni sociali hanno contribuito a ridurre la povertà in minore misura in termini percentuali.
Considerando solamente il reddito, gli anziani sono in grande difficoltà
Considerando solamente il reddito, le categorie più anziane sono quelle caratterizzate dai tassi di povertà reddituale assoluta e di persistenza in povertà più elevati. Considerando anche il patrimonio (che può essere utilizzato come fonte sostitutiva del reddito), sono invece le classi più giovani a mostrare le percentuali più elevate di persone in povertà reddituale assoluta combinata a un’assenza di patrimonio netto. Oltre a ciò, le classi d’età più giovani sono anche le categorie con i maggiori divari di povertà reddituale assoluta.
Le donne più a rischio degli uomini
In generale, i valori degli indicatori in funzione del sesso non si discostano di molto dai valori per l’insieme della popolazione. Tra le due categorie però, le donne mostrano valori leggermente più elevati rispetto agli uomini.
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