Solo 23 comuni su 106 ne sono sprovvisti. Il Canton Ticino è sempre di più sotto lo sguardo attento delle telecamere pubbliche che scrutano strade, parchi e piazze. Un sistema in continua espansione che oggi conta almeno 1’969 apparecchi sparsi su tutto il territorio: una telecamera ogni 178.8 abitanti, oppure una telecamera ogni 1400 m2, come emerso da un’inchiesta di Patti Chiari.
Strumenti potenti e legali, che però sollevano interrogativi sull’equilibrio tra sicurezza e privacy.
Una regola imprescindibile per poter installare delle telecamere è l’obbligo di segnalarle. Bellinzona e Lugano malgrado qualche lacuna, peraltro riconosciuta dalla municipale di Lugano Karin Valenzano Rossi, si sono adattate a questo vincolo. A Locarno invece la situazione è più problematica: molte telecamere ma cartelli praticamente inesistenti. La polizia comunale di Locarno interpellata afferma che “si sta occupando della tematica e che sono in corso le valutazioni sui correttivi da apportare per una maggiore informazione al pubblico”.
Quasi 2'000 telecamere pubbliche nel Cantone
Dai servizi di Patti Chiari e dal dibattito in studio emerge che le telecamere pubbliche oggi svolgono un ruolo importante nelle operazioni di polizia, fornendo immagini che possono essere utili per risolvere crimini e reati. Nel 2022 Lugano ha ricevuto “610 richieste di fornire immagini riferite a possibili situazioni da chiarire, e 505 hanno dato esito positivo.”
Efficacia in chiaroscuro
Malgrado tutto, il costo di questi apparecchi, a Lugano 5 milioni per l’installazione e 40’000 franchi di manutenzione annuale, e soprattutto la valutazione sulla loro efficacia deve far riflettere.
Francisco Klauser ha studiato l’impatto della rete di videosorveglianza sulla riduzione dei crimini e sulla sensazione di sicurezza dei cittadini, nel quartiere Pâquis a Ginevra. I risultati sono in chiaroscuro: “Sulla diminuzione dei vari tipi di crimine, non c’è stato un impatto importante. Le telecamere sono però risultate utili per chiarire certi reati a posteriori.”
Secondo il professore la chiave dell’efficacia delle telecamere risiede nella trasparenza delle autorità: solo segnalando la presenza delle telecamere, organizzando delle giornate di porte aperte e comunicando i successi ottenuti si può garantirne l’efficacia.
I cittadini interpellati si sono detti favorevoli alla presenza delle telecamere, la tendenza è anteporre la sicurezza alla privacy. Ma sono coscienti di quello che oggi questa tecnologia è in grado di fare?
Riconoscimento facciale, ma non in Ticino
La polizia cantonale vodese utilizza il riconoscimento facciale come strumento di supporto nelle sue indagini. Per il direttore della comunicazione Jean-Christophe Sauterel, “le immagini, grazie anche l’utilizzo di software di riconoscimento facciale, sono fondamentali nelle nostre indagini, sono più utilizzate persino del DNA nell’identificazione delle persone.”
Per quel che riguarda il Canton Ticino, comuni e polizia assicurano invece di non ricorrere a software di riconoscimento facciale. Il ricorso a questi sistemi oggi resta problematico, dal punto di vista legale ma soprattutto a causa della loro affidabilità: il sistema risulta più efficace nell’identificazione di uomini caucasici rispetto agli altri.
L’esperimento di riconoscimento facciale realizzato da Patti Chiari sui cittadini fotografati casualmente ha evidenziato il potenziale di questa tecnologia. Su dieci persone, quattro sono state identificate. Partendo da una singola immagine, Patti chiari è riuscita a risalire a nome, cognome e numero di telefono di queste persone.
In definitiva quanto emerge è la necessità di un’evoluzione e di un’implementazione della rete di videosorveglianza responsabile e trasparente; i cittadini devono essere informati sull’uso e gli obiettivi di questa tecnologia al fine di evitare che diventi un potenziale incubo per il futuro.