Cronaca

Il dinosauro spezzato di Obrist

Un fossile rivela una scena cruenta avvenuta 240 milioni di anni fa sulle montagne grigionesi

  • 16 dicembre 2013, 10:56
  • 5 giugno 2023, 21:11
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Il fossile rinvenuto nel 2009

  • rsi/priuli

Da Lugano a Davos in barca, in poche ore: lo si poteva fare nel medio triassico, 240 milioni di anni fa. Allora l’intera area si trovava sul fondale di un mare, come testimoniano i numerosi fossili ritrovati sul monte San Giorgio, e più recentemente, anche nei Grigioni, più esattamente nella regione del ghiacciao del Ducan, a 3000 metri di quota.

Dal 1989 i paleontologi dell'Università di Zurigo grattano le scoscese pareti calcaree che riemergono dal ghiacciao del Ducan in cerca di fossili. E con successo, visto che nel corso degli anni in questa zona sono venuti alla luce migliaia alghe, conchiglie, crostacei e pesci. Pesciolini che si nutrivano di plancton, ma anche specie predatrici di taglia ben più grossa, fino a un metro di lunghezza.

Un paesaggio marino dunque, spiega Heinz Furrer, curatore dell'istituto paleontologico e del museo dell'Università di Zurigo. "Nel medio triassico la regione di Davos, come del resto l’intera Svizzera orientale e meridionale, giaceva sul fondale di un mare che si affacciava sulle coste della Laurasia, la parte settentrionale del supercontinente Pangea. Con il progressivo scioglimento dei ghiacciai, dagli strati calcarei delle montagne tra Davos e Bergün riaffiorano ora innumerevoli testimonianze di questo periodo, ricco di vita marina, ma anche di piante, insetti e piccoli sauri che abitavano le numerose isolette sparse tra le acque”.

Tra gli ultimi ritrovamenti presentati la settimana scorsa durante un'affollata conferenza al Museo della natura dei Grigioni, spicca quello dell'ormai famoso "Macrocnemus obristi". Il fossile, scoperto nell'estate del 2009 dal paleontologo dilettante Christian Obrist, da cui ha preso il nome, mostra solo la metà di questo piccolo sauro terrestre, un particolare che lascia presupporre una fine cruenta del rettile. Cosa è successo, ce lo racconta il suo scopritore, Christian Obrist:

"Quando ho scoperto la lastra calcarea, del fossile si vedeva solo una piccola vertebra. Ho quindi trasportato l'intera lastra a casa dove ho proceduto alla pulitura e alla preparazione, scoprendo che si trattava della parte posteriore di un Macrocnemus, perfettamente conservato. Il particolare unico del ritrovamento è nella spina dorsale del rettile, tranciata di netto da un morso: con ogni probabilità il Macrocnemus è stato infatti mangiato per metà da un ceresiosauro come quello rinvenuto sul monte san Giorgio".

La regione del Ducan, con quella del Monte San Giorgio, sono due veri giacimenti di fossili, assicura Heinz Furrer, spiegando che sull'intero arco alpino non ci sono zone paragonabili a queste. Vista la quantità e la qualità dei ritrovamenti, gli scavi dell'Università zurighese proseguiranno anche nei prossimi anni.

Mirko Priuli

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  • Il servizio di Mirko Priuli

    RSI Info 11.12.2013, 19:05

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