Rialzo dei tassi d’interesse e inflazione: pigioni a rischio stangata
“Ho firmato il contratto in primavera e dopo pochi mesi già mi chiedono un aumento di 60.- al mese!”. È la reazione allibita di uno degli inquilini intervistati da Patti chiari. A lui come a tanti altri cittadini nelle ultime settimane è arrivata la sgradita raccomandata con il rincaro dell’affitto. All’origine della stangata, che può anche superare il 5%, il rialzo a giugno del tasso ipotecario di riferimento. Si tratta del tasso d’interesse medio sui mutui bancari, che determina anche l’evoluzione delle pigioni. Ma i proprietari possono “rincarare la dose”, scaricando sugli inquilini anche una parte (il 40%) dell’inflazione, ovvero l’aumento generale dei prezzi.
Tra aumenti leciti e abusivi
A volte, però, c’è chi fa il furbo applicando aumenti abusivi che gli inquilini possono contestare rivolgendosi all’Ufficio di conciliazione. Un rincaro del 3% in ragione del rialzo del tasso ipotecario, ad esempio, è lecito solo per i contratti stipulati o aggiornati tra marzo 2020 e maggio 2023. Per i contratti risalenti a diversi anni fa potrebbe al contrario esserci ancora la possibilità di chiedere una riduzione della pigione. Gli inquilini hanno il diritto di rivendicare uno sconto quando i tassi scendono, come accaduto tra il 2000 e il 2020. In pochi tuttavia l’hanno fatto. E così in Svizzera le pigioni, invece di diminuire, sono schizzate alle stelle. Tanto che nel 2017, Banca Raiffeisen (e non l’Associazione Inquilini) scriveva che “gli affitti dovrebbero essere molto, molto più bassi, fino a un massimo del 40%”.
Un’arma in difesa degli inquilini poco usata
La legge stabilisce che il guadagno del proprietario non può essere eccessivo. Una norma in realtà poco applicata, visto che non esiste alcuna autorità di controllo. L’antenna svizzero italiana dell’Associazione Inquilini ha però usato questa “arma” legale per contestare buona parte degli aumenti recapitati nelle scorse settimane ai propri associati. In pratica è stato chiesto il calcolo esatto del guadagno del proprietario davanti all’Ufficio di conciliazione. Ebbene, nella maggior parte dei casi – ha spiegato a Patti chiari l’Associazione Inquilini - i locatori hanno spontaneamente rinunciato all’aumento dell’affitto, pur di non presentare le “carte” che consentissero all’Ufficio di conciliazione di verificare che il loro guadagno non fosse eccessivo.
Una realtà che sfugge ai meccanismi del mercato
Ci sono tuttavia inquilini che anche nella Svizzera italiana riescono a sfuggire ai prezzi di mercato. Sono i soci di alcune cooperative d’abitazione “no profit”, proprietarie di stabili abitativi. Un fenomeno circoscritto e poco conosciuto in Ticino, non nelle città d’oltralpe. Meno di 1’500 franchi per un 5 locali e mezzo a Zurigo: impossibile, direte voi! E invece è tutto vero, come hanno raccontato a Patti chiari due ticinesi che vivono nella capitale economica elvetica. Dove addirittura 1 alloggio su 4 sfugge ai meccanismi del libero mercato, rimanendo accessibile alla classe media.
Tutte le informazioni su meccanismi e regole che riguardano gli aumenti degli affitti le trovate qui.
Il sito delle Cooperative d’abitazione svizzere - Svizzera italiana CASSI lo trovate qui