Patti Chiari

Si fa presto a dire piena occupazione!

Puntata del 27.10.23 - Disoccupati ai minimi storici, anche in Ticino. Ma è davvero una fotografia fedele della realtà?

  • 27.10.2023, 23:00
1:40:15

Si fa presto a dire piena occupazione!

Patti chiari 27.10.2023, 21:10

Di: Michele Rauch 

Tutto sembra andare a gonfie vele nel mondo del lavoro. Spulciando le statistiche della SECO, la Segreteria di Stato dell’economia, bisogna fare un balzo indietro di oltre 20 anni per ritrovare un tasso di disoccupazione così basso (al 2,2% in Ticino). Le aziende sono preoccupate per le difficoltà a reclutare determinati profili. E a medio termine, complice l’invecchiamento della popolazione, paventano addirittura una carenza generale di manodopera.

Lavoratori in difficoltà

Eppure se si va a tastare il polso dei cittadini, le sensazioni non sono certo impregnate d’ottimismo. E non solo per la perdita del potere d’acquisto dei salari. In molti hanno raccontato a Patti chiari le loro difficoltà: cinquantenni che faticano a ritrovare un lavoro e rischiano di rimanere tagliati fuori per sempre; neo laureati imprigionati in una spirale di lavoretti precari; donne che dopo alcuni anni dedicati ai figli non ritrovano più un lavoro in linea con le proprie competenze e la propria esperienza. Storie di cittadini senza lavoro o fortemente sottoccupati. E che spesso sfuggono alle statistiche della SECO. Non a caso, applicando i criteri dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro ILO, il tasso di disoccupazione per il Ticino triplica: dal 2.2% (dato SECO) a oltre il 6%. Numeri che raccontano una realtà ben diversa da quella che traspare dal dato della SECO. 

Un test dai risultati emblematici

Per avere un’idea di quanta “fame di lavoro” c’è in Ticino, Patti chiari ha fatto un piccolo e semplice test. È stata pubblicata online un’offerta di lavoro per 12 ore settimanali di pulizie domestiche. Risultato? In 10 ore, si sono candidate 64 persone: 38 dalle province italiane di confine e 26 – ben il 40% - dal Ticino. Un risultato che fa a pugni con l’idea di pieno impiego. E che testimonia una concorrenza crescente in tutti i comparti del mercato del lavoro tra residenti e frontalieri. Lo fa intuire anche un altro dato emblematico: tra il 2017 e il 2022 i frontalieri sono aumenti del 15% (da 67 mila a quasi 78 mila). Nello stesso quinquennio, il tasso d’occupazione dei residenti in età lavorativa (tra 15 e 64 anni) è diminuito di quasi 3 punti percentuali, 73.6% al 71%.

La fuga dei ticinesi oltre San Gottardo

E poi c’è un altro fenomeno: in molti, soprattutto giovani, lasciano il Ticino per cercare un lavoro o uno stipendio migliore nei Cantoni d’oltre San Gottardo. Negli ultimi 10 anni, nel saldo migratorio inter-cantonale (la differenza tra arrivi e partenze) il Ticino ha perso 6 mila 300 giovani tra i 20 e i 39 anni. Un numero dieci volte superiore a quello registrato nel decennio precedente. Colpa, forse, anche di un divario salariale che invece di restringersi va ingrandendosi: se nel 2010 lo stipendio mediano nel resto della Svizzera era del 19% più elevato che in Ticino, oggi questa differenza ha superato, nel settore privato, il 23%.

E allora, come arrestare l’emorragia? La ricetta dei sindacati – aumentare i salari – non piace al mondo imprenditoriale. Il quale, da parte sua, punta sulla capacità di attrarre in Ticino aziende che possano rispondere alle aspettative professionali dei ticinesi.

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