Non producono né fumo, né cenere. Non bruciano. Non puzzano. E soprattutto, nonostante contengano nicotina, sono molto meno nocivi rispetto alle sigarette tradizionali. Così perlomeno afferma l’industria del tabacco, in crisi a causa del continuo e generalizzato calo dei consumi. Si chiamano prodotti a tabacco riscaldato, in inglese “heat-not-burn tobacco products” e rappresentano il futuro di un’industria dall’immagine pessima e che vuole dare un taglio netto al passato.
Da qualche tempo anche sul mercato svizzero sono apparsi questi dispositivi: iqos, Ploom Tech e glo, rispettivamente di Philip Morris, Japan Tobacco International e British American Tobacco, tre colossi che proprio nel nostro paese hanno il loro quartier generale.
Ma qual è l’impatto di questi prodotti sulla salute? Gli studi indipendenti sono pochissimi. Philipp Morris afferma che la sua iqos, in assenza di combustione, produce il 90 percento di sostanze nocive in meno rispetto alla sigaretta tradizionale. Molto meno nocivo sarebbe anche l’aerosol rilasciato nell’ambiente.
Ma un recente studio realizzato dall’università di Losanna contesta questi risultati: anche se in concentrazioni ridotte la iqos contiene le stesse sostanze tossiche della sigaretta, concludono i ricercatori, per questo l’impatto sulla salute potrebbe essere lo stesso.
Mentre a Berna si discute della loro regolamentazione, i prodotti a tabacco riscaldato godono per ora di un trattamento di favore: avvertenze meno drastiche sui pacchetti e tassazione fortemente ridotta. Ma davvero con questi presunti prodotti a rischio ridotto l’industria del tabacco ha cambiato pelle?
In seguito al servizio ne parliamo in studio con Ana Maria do Carmo Calvino, fumatrice IQOS,
Germana Barba, vicepresidente Affari Istituzionali di Philip Morris e
Martine Bouvier Gallacchi, responsabile dell’ufficio di Promozione e valutazione sanitaria.
Tabacco riscaldato
RSI Inchieste 01.03.2019, 23:44