La legge è uguale per tutti, e da un paio di mesi anche il carcere lo è diventato, grazie al progetto di abolizione della sezione D del penitenziario cantonale della Stampa, quella dedicata agli autori di reati sessuali, finora isolati perché ritenuti malvisti dal resto della popolazione carceraria.
Un’idea che nel resto del Paese – e in molti vicini - è già stata superata: “Isolare i detenuti sulla base del reato commesso e non del comportamento rappresentava un unicum in Svizzera” sottolinea ai nostri microfoni il direttore delle strutture carcerarie ticinesi Stefano Laffranchini, che valuta positivamente i primi due mesi dall’inizio di questo percorso.
Un progetto delicato, iniziato con la condivisione delle intenzioni proprio coi diretti interessati per comprendere l’accoglienza riservata ai condannati per reati contro la persona. Diverse le sensibilità, diverse le risposte. Come ci ha confermato Teresa Salamone, caposervizio di medicina penitenziaria dell’EOC: alcuni hanno da subito chiesto di uscire dalla Sezione D, altri hanno avuto difficoltà, timori nell’affrontare gli altri detenuti. Tutti vengono comunque seguiti quotidianamente dagli agenti di custodia – che hanno frequentato una formazione specifica - e dagli operatori sociali, affinché eventuali problemi possano essere gestiti sul nascere, all’insegna della tolleranza zero nei confronti di soprusi e prevaricazioni.
Reati sessuali, pena in comune
Il Quotidiano 15.07.2020, 21:30