Ticino e Grigioni

Carceri sovraffollate, servono soluzioni nazionali

Due possibili vie: ridurre la popolazione carceraria e aumentare i posti letto – I cantoni lavorano ad un centro comune di competenza

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Di: SEIDISERA-Francesca Calcagno/dielle 

Nelle carceri ticinesi è stato raggiunto un nuovo record di occupazione e la situazione preoccupa le autorità cantonali che chiedono un piano per agire a livello nazionale.

Lo ha sottolineato ai microfoni di SEIDISERA anche il direttore del Diaportimento istituzioni del Canton Ticino Norman Gobbi: “Si è cercato di discuterne a livello politico, ma poi spesso e volentieri appena passa la tempesta ci si dimentica del problema che potrebbe ripresentarsi. Credo quindi che sia una situazione che dev’essere affrontata anche a livello nazionale, perché non è un trend solo in Canton Ticino, il problema è ormai riscontrabile da Ginevra a San Gallo”.

Qualcosa si sta muovendo. Per la prima volta infatti tutti i cantoni stanno lavorando con il Centro svizzero di competenza in materia d’esecuzione di sanzioni penali per trovare soluzioni. Ma quali conseguenze provoca questo sovraffollamento? A risponderci è Christoph Urwyler, uno degli specialisti del citato centro. “Alta occupazione vuol dire meno personale per numero di detenuti, ci sono quindi meno persone che possono garantire la sicurezza ma anche l’accompagnamento quotidiano di chi è in carcere. Questo aumenta lo stress e, quando il clima è teso, diventa più complicato per tutti. Ci sono anche meno posti di lavoro disponibili e questo ha un effetto negativo sul reinserimento nella società. Insomma, tutto il sistema funziona peggio”.

L’obiettivo è trovare delle misure - anche con polizia e magistratura - che vadano al di là dei cerotti temporanei, come quello di spostare i detenuti da una struttura all’altra o in altri cantoni. O ancora piazzare alcuni prefabbricati per i momenti più difficili come si farà probabilmente in Ticino.

La riduzione della popolazione carceraria

Una delle possibili soluzioni passa per una domanda che non è scontata: tutte le persone in carcere sono nel posto giusto? Non per forza, secondo gli specialisti, che stanno ripensando le pene sostitutive. “Aumentano le persone che non riescono a pagare le multe e quindi finiscono in prigione”, prosegue Urwyler. “I cantoni stanno quindi pensando a soluzioni alternative, ad esempio i lavori di pubblica utilità. Ci sono sempre più tossicodipendenti e allora bisogna ripensare anche l’offerta dei lavori di pubblica utilità”.

Ci sono poi misure come il braccialetto elettronico che in Ticino sono però sono difficili da applicare, perché la maggior parte dei detenuti sono stranieri non residenti. “Per rendere più facile la gestione di queste persone in carcere e poi l’espulsione dal Paese alcuni cantoni - come Berna, Zurigo e Ginevra - hanno avviato una collaborazione fra le associazioni attive nell’ambito della migrazione e gli stabilimenti penitenziari. Si cerca da subito di dare delle prospettive a queste persone e un accompagnamento al rientro”.

L’aumento dei posti letto e l’abbassamento degli standard costruttivi

Se da una parte si lavora alla riduzione del numero dei carcerati, dall’altra c’è anche l’aumento del numero di posti letto disponibili. Norman Gobbi propone anche di abbassare gli standard di qualità delle carceri, per poternr costruire più facilmente. E’ una via percorribile? “Ci sono leggi che non si possono ignorare”, risponde Urwyler. “I cantoni possono trovare soluzioni per facilitare le procedure sul piano politico e amministrativo, ma senza sacrificare la qualità degli stabilimenti, che è fondamentale per la sicurezza del personale, dei detenuti e per preparare il rientro in società”.

Le indicazioni che emergeranno dallo studio in corso verranno discusse la prossima primavera dalla conferenza del direttori dei dipartimenti di giustizia e polizia.

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RG 07.00 del 18.04.2025: Il servizio di Francesca Calcagno sull’occupazione dei penitenziari ticinesi

RSI Info 18.04.2025, 07:00

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