Cantiere blindato per costruire il carcere femminile

Al Piano della Stampa sono iniziati lunedì i lavori per l’ampliamento dell’area esterna al blocco D, destinato a ospitare la sezione femminile del carcere cantonale. Non si tratta di una novità, bensì di un ritorno, poiché le donne hanno soggiornato presso l’edificio in fase di ammodernamento fino al 2006.

L’intervento comporterà cambi strutturali all’interno del blocco stesso e negli spazi che accoglieranno il laboratorio di storia. Il cantiere durerà circa un anno e si avvarrà dell’aiuto di una dozzina di imprese. Per questo motivo gli agenti sono sull’attenti, poiché i rischi da prevenire sono molti.

“Occorre evitare la promiscuità”, sottolinea ai microfoni del Quotidiano Stefano Laffranchini, direttore del carcere cantonale, “quindi che gli operai entrino in contatto con le persone detenute, questo per evitare una trasmissione di oggetti o altre sostanze”. A causa di ciò il controllo su ogni attrezzo introdotto nel cantiere sarà scrupoloso.

Gli operai sono arrivati solo oggi, ma il gruppo addetto alla logistica e alla manutenzione, composto da cinque persone, pensa a questo progetto da un anno. Durante i lavori verranno ampliati anche la cucina centrale e il servizio medico, inseriti sempre nel blocco D, al piano terra. “I tempi non sono come quelli all’esterno”, dice Valentino Luccini, caposorvegliante del penitenziario cantonale, “gli operai impiegano 10 minuti per entrare alla mattina e per uscire alla sera”, aggiunge, sottolineando che le esigenze di un cantiere sottochiave sono molto diverse da quelle normali. Queste necessità complicano ulteriormente la questione legata alla sicurezza, ma grazie all’organizzazione e alla preparazione del gruppo della logistica, non sarà necessario dirottare altri agenti nell’area dei lavori.