Uno dei grandi vecchi del jazz moderno, nato nel 1933, Wayne Shorter venne alla ribalta con i Jazz Messengers, fu consacrato nel quintetto di Miles Davis negli anni ’60 e celebrato pure nel periodo di militanza nei Weather Report nei due decenni successivi.
Claudio Sessa si concentra stavolta però sulla corposa ed interessantissima produzione del sassofonista e compositore dopo la chiusura dell’esperienza dei Weather Report, a partire dai dischi di fine anni ’80, ancora sulla linea elettrica del gruppo che guidava con Zawinul. E del ritorno successivo ad una concezione di nuovo acustica della sua musica, e più decisamente basata in senso jazzistico su una profonda idea dell’interplay e su una sorta di intesa telepatica con i musicisti dei suoi gruppi.
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