Sono passati trent’anni dalle prime elezioni della Germania riunificata. La Germania Est, o DDR, è un lontano ricordo, una intera generazione conosce la guerra fredda, le due Germanie e il muro di Berlino solo dai libri di storia.
Nel museo dedicato alla DDR, a Berlino, nascosto in un cassetto con la scritta “doping” è possibile trovare le pastiglie blu di “Oral-Turinabol”, distribuite agli atleti della Germania Est fin dalla loro adolescenza. Ma se la DDR è confinata nei libri di storia o nei percorsi turistici, è ancora ben presente nella vita quotidiana degli sportivi di allora. E sono soprattutto le donne ad aver subito le conseguenze peggiori di quello che era stato definito “il doping di stato”. Per dare visibilità alla DDR e farla percepire nel mondo come una nazione invidiata e di successo, non si aveva nessun rispetto per la dignità di atlete e atleti. Chi è sopravvissuto, dato che alcuni protagonisti sportivi di allora sono morti a causa del doping, è ancora oggi alle prese con problemi fisici gravi e disfunzioni psichiche croniche.
Sono circa 30 mila le ex atlete e gli ex atleti che ancora subiscono direttamente le conseguenze della DDR. Molti provano rimorso nei confronti degli avversari, sempre superati in modo inconsapevolmente illegale, e vergogna nei confronti di se stessi, illusi da risultati (ancora oggi) di valore mondiale ma ottenuti con l’inganno.
Con Ariane Speckhahn, pallavolista, vicepresidente di “doping opfer hilfe”, Cornelia Bürki, mezzofondista svizzera, Libano Zanolari, ex commentatore sportivo della RSI, Sara Simeoni, oro nel salto in alto a Mosca 1980, Sören Marotz, direttore del museo della DDR di Berlino, Gesine Tettenborn, ex primatista del mondo della 4x400 della DDR.
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