Inferno, canto I
Giorgio Orelli legge e commenta il I canto dell'Inferno. La "Divina Commedia" si apre con la descrizione allegorica di una selva oscura. Attraverso lo smarrimento Dante allude alla corruzione morale della sua epoca che gli aveva fatto perdere la razionalità e la "devozione genuina" verso Dio. Quando spera di poter salire sulla cima di un colle e rivedere la luce del sole, il cammino gli è sbarrato da tre fiere rappresentazione figurata di tre aspetti corrotti del Trecento: la lonza, associata al peccato della lussuria e alla città di Firenze, il leone, sinonimo di superbia collegato al regno di Francia, e la lupa, legata al peccato dell'avarizia e alla curia papale. Gli appare Virgilio, il suo modello di poeta, che lo invita a seguire un'altra strada: occorre attraversare il regno degli inferi, e poi il Purgatorio; solo in seguito Dante potrà ascendere al Paradiso, dove Virgilio, non essendo stato battezzato, dovrà lasciarlo ad un'altra guida.