Nel dibattito di oggi torniamo sul cinema di Robert Altman, a 100 anni dalla sua nascita avvenuta a Kansas City il 20 febbraio del 1925. Altman non è un personaggio facile da raccontare: autore e regista tra i più prolifici del cinema americano (una quarantina di film dal 1957 al 2006, più una serie corposissima di documentari, regie televisive e teatrali), perennemente in rotta con il sistema hollywoodiano che definiva “un posto di tagliagole”, ha demolito l’immagine patinata del sogno americano senza la presunzione di lanciare “messaggi” o di ergersi a giudice morale. Maestro delle perfide commedie corali, sapiente nell’uso del sarcasmo, ammirato da critica e pubblico, l’autore di M.A.S.H e di Nashville ha saputo inventare un suo modo peculiare di dirigere e di raccontare storie: tanto che risulta un compito molto difficile, oltre che sterile, quello di cercare un suo erede ideale. Parliamo di Robert Altman con Marisa Marzelli, critica cinematografica, voce nota e amatissima del giornalismo della Svizzera italiana, e con Antonello Catacchio, giornalista e critico cinematografico.
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