La guerra si intreccia con il gioco da quando esiste. Le spadine di legno dei bambini della Grecia antica, i più moderni soldatini di piombo, le pistole ad acqua. Esiste un elemento “divertente” nel far finta di fare la guerra, che sarebbe retorico negare.
Questo connubio tra guerra e gioco ha sempre avuto anche una funzione preparatoria, per così dire. I bambini che fin da piccoli giocavano con armi finte, si preparavano a combattere, diventati grandi, con quelle vere.
Tutto questo, con la nascita dei videogiochi, si è trasformato al punto che oggi sono gli eserciti dei vari stati a collaborare con le industrie dei videogiochi, per avere prodotti sempre più realistici sui quali addestrare le loro truppe.
Ne parliamo oggi con Emilio Cozzi, giornalista e critico videoludico, autore della serie podcast di Radio 24 “Videogame - Molto di più in gioco”; e con Matteo Bittanti, esperto di nuovi media e videogiochi, coordinatore didattico del Master of Arts in Game Design all’Università IULM di Milano.
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