The Brutalist
Alphaville

L’onestà spoglia del Brutalismo 

L’interesse rinnovato grazie a “The Brutalist” 

  • 18.02.2025
  • 24 min
  • Cristina Artoni
  • Keystone
Scarica

Uno dei film del momento è “The Brutalist”, che racconta la vicenda dell’architetto ebreo-ungherese László Tóth, scampato al campo di concentramento ed emigrato in America dopo la Seconda Guerra Mondiale. Premiato a Venezia, vincitore di 4 Bafta e 3 Golden Globes e candidato a 10 Premi Oscar, il film ha anche il merito di aver riportato in primo piano l’interesse per il brutalismo: movimento architettonico tra i più originali del XXmo secolo, di difficile definizione, in cui gli edifici vengono lasciati per così dire “nudi” e senza mediazioni formali nei loro elementi costitutivi: calcestruzzo, soprattutto, ma anche (seppur in misura minore) acciaio, mattone e vetro.

Di brutalismo, della sua storia, della sua estetica subito riconoscibile ne parliamo con i nostri ospiti: Gabriele Neri, storico dell’architettura e del design, curatore e architetto, docente dell’Accademia di Architettura di Mendrisio e con Silvia Groaz, docente della scuola di architettura di Parigi-est.

Scopri la serie

Correlati

Ti potrebbe interessare