Mentre si avvicinano le elezioni negli Stati Uniti, il dibattito si fa più acceso anche su temi che già da tempo dividono gli americani: uno di questi è la crescente ondata di censura e messa al bando di libri nelle biblioteche scolastiche, in corso già da tempo e che ha subìto un’accelerazione negli ultimi due anni. Sabato scorso si è tenuto il “Freedom to Read Day of Action”: una giornata di mobilitazione a sostegno del diritto alla lettura, organizzata da associazioni come l’American Library Association. Nel dibattito di oggi torniamo su questo tema (di cui ci siamo già occupati in passato) per metterlo a confronto con la cosiddetta “woke culture”. Proprio perché dietro questa mobilitazione si nasconde una battaglia più profonda, che alcuni definiscono una “culture war”, in cui valori culturali, politici e morali entrano in conflitto. Lo facciamo con Alessandro Chetta, giornalista per il Corriere della Sera e autore dei saggi “Cancel Cinema. I film italiani alla prova della neocensura” e “Woke. I nuovi bigotti. Il politicamente corretto come religione laica” (entrambi editi da Aras Edizioni rispettivamente nel 2021 e nel 2024); e con Nicola Paladin, docente di letteratura angloamericana e ricercatore, che ha da poco pubblicato una ricerca sul successo della letteratura statunitense in Italia durante il fascismo, analizzandone proprio la censura.
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