Sergio Caputo
Babilonia

Magnifiche promiscuità sonore

Assieme al chitarrista e cantautore Sergio Caputo

  • Imago
  • 11.6.2024
  • 46 min
Disponibile su
Scarica
  • Musica
Di: Sergio Albertoni e Valerio Corzani

Incontrare l’ospite di oggi è un avvincente “ritorno al futuro” per chi si è innamorato delle sue canzoni negli anni 80, e una miniera di piacevoli sorprese per chi scopre solo ora la magìa del suo Sabato italiano in veste rinnovata e ancor più ammaliante. La carriera di Sergio Caputo comincia verso la fine degli anni 70 al Folk Studio, lo storico locale di Roma, e nel 1983 esce il suo primo album, “Un sabato italiano“ appunto, che rivela subito uno stile personale legato a filo doppio a radici jazzistiche e aperto alla fascinazione dei ritmi latini. Ci si identifica facilmente e volentieri nei suoi testi, segnati da un uso insolito e innovativo del linguaggio che attinge dal quotidiano e dalle nevrosi metropolitane. Non a caso, oggi vengono proposti agli studenti di varie università italiane e straniere come esempio di poesia contemporanea italiana. Seguono altri 11 album, nei quali non smette mai di sperimentare nuove chiavi espressive. Nel 1999 si trasferisce in California, e collabora con artisti eccellenti come Dizzy Gillespie, Lester Bowie, Tony Scott, Mel Collins o Enrico Rava, per non citarne che alcuni. Nel 2004 presenta un album strumentale dal titolo That kind of thing, nel quale esordisce come chitarrista, e nello stesso anno torna in Italia per un tour di grande successo. A quarant’anni di distanza, ripropone oggi il suo album d’esordio con un gruppo jazz che ne migliora e ne attualizza grinta e sonorità, arricchito da due inediti e accompagnato dall’uscita negli Oscar Mondadori del libro Un sabato italiano memories. Un ospite d’eccezione, insomma, che cercheremo come sempre di sorprendere e coinvolgere nei nostri babilonici itinerari sonori.

Scopri la serie

Correlati