Nell’opera di Vinicio Capossela il legame tra musica e letteratura è profondo ed emerge con particolare forza, come se il mondo delle parole e dei versi fosse un grande mare nel quale si è immerso riportando poi in superficie storie, personaggi, riferimenti che danno nuova luce, e nuova voce, a una lunga tradizione letteraria.
Vinicio Capossela si è presto dotato di scafandro (appariva proprio così nel 2000 sulla copertina di Canzoni a manovella) e, una volta in porto, ha raccontato dei suoi incontri con “marinai profeti e balene”.
Premiato con sei Targhe Tenco, il Premio Tenco alla carriera e il Premio De André alla carriera per il suo lavoro cantautorale, ci introduce alle sue personali letture: da Omero a Sherwood Anderson, da Richard De Fournival a Bertold Brecht… su su, o sempre più a fondo, fino alla Bibbia.
Cosa affiora e cosa si impiglia nella sua rete di questa biblioteca universale, sempre pronta a contaminarsi con le leggende popolari, il folk, le mitologie? Come ha letto, e riletto, Vinicio Capossela questi testi?
Lo scopriamo in questa serie originale per “Alphaville” che prende spunto da una canzone splendida che chiude il suo ultimo disco, “Con i tasti che ci abbiamo”, e alla quale abbiamo cambiato una vocale… perché in fondo la vita di un artista è tutta un poetico gioco di rimandi.