Il patrimonio della cultura e della musica tradizionale della Basilicata rappresenta un fenomeno di primaria importanza nel contesto della realtà della musica tradizionale in Italia. Fin dalle ricerche avviate nel secondo dopoguerra esso ha costituito un terreno privilegiato d’indagine altre ad un autentico laboratorio metodologico per le discipline etnomusicologiche, basta menzionare la ricerca di Friedmann sui Sassi di Matera o la spedizione in Lucania del 1952 promossa da Ernesto De Martino e le grandi ripercussioni che esse hanno avuto in campo internazionale.
La Comunità Montana Val Sarmento è da tempo impegnata in un lavoro di ricerca e valorizzazione delle risorse del proprio territorio, con un particolare interesse rivolto alla musica. La Val Sarmento possiede alcuni significativi laboratori per la costruzione di zampogne e strumenti musicali, feste e riti di suggestiva bellezza, senza dimenticare di segnalare la presenza delle comunità arbëresh che mantengono antichi costumi e tradizioni.
Ne parliamo con Nicola Scaldaferri, etnomusicologo, Ricercatore e Professore di Etnomusicologia e Analisi Musicale presso il Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo dell’Università di Milano. Scaldaferri ha cominciato a effettuare registrazioni sul campo sulla musica lucana a metà degli anni ’80, partendo dalla tradizione di S. Costantino Albanese, il paese arbëresh di cui è originario, in parallelo con l’attività di suonatore di strumenti tradizionali che lo vedeva spesso presente nelle feste locali.
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703918