Shai Maestro Trio - “Tra Jazz e nuove musiche” 28.04.2016
Shai Maestro - pianoforte
Petros Klampanis - contrabbasso
Ziv Ravitz - batteria
Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Musibiasca
Differita radiofonica su Rete Due domenica 30 aprile in “Concerto Jazz” (h 21.00)
Enfant prodige, l’israeliano Shai Maestro ancora oggi è molto giovane, ha soltanto trent’anni, ma mostra la sicurezza del musicista veterano. Quale in effetti è, anche sulle scene statunitensi: aveva sedici anni quando, già ricco di premi in patria, ebbe modo di studiare al Berklee College di Boston, la più famosa scuola di jazz del mondo. Gli viene offerta la possibilità di seguire l’intero corso di studi, ma Shai preferisce rinunciare dopo poco più di un mese, seguendo la propria strada. Finito il liceo, siamo nel 2006, riceve un’offerta prestigiosa: suonare nel trio del contrabbassista Avishai Cohen, un altro jazzista nato in Israele che da qualche tempo sta ottenendo grandi riconoscimenti internazionali. Così, per cinque anni, Maestro si esibisce in tutto il mondo nel trio di Cohen, completato da un altro talento di vaglia, il batterista Mark Guiliana.
Nel frattempo il pianista si trasferisce a New York e soprattutto comincia a pensare a una propria formazione, che conosce la forma definitiva (quella con cui si presenta anche a Biasca) nel 2010. Con questo trio Shai Maestro ha già inciso quattro dischi, l’esordio (che porta il nome del gruppo) nel 2012, “The Road To Ithaca” l’anno dopo, “Untold Stories” nel 2015 e il recentissimo “The Stone Skipper”. La formazione mostra quanto l’anelito internazionalista percorra il jazz contemporaneo: Ziv Ravitz, batterista dotato d’inconsueta sensibilità, è anche lui israeliano, mentre Jorge Roeder, contrabbassista di virtuosistiche prestazioni, è nato a Lima, capitale del Perù.
Ma il linguaggio del trio è pura tradizione Jazz statunitense. Il pianista (che racconta di avere scoperto il jazz grazie a un disco di Oscar Peterson) mostra tutte le influenze che su di lui hanno avuto Chick Corea e Keith Jarrett; del primo evoca spesso le scansioni ritmiche luminose e stimolanti, con il secondo condivide un’invidiabile, istintiva felicità melodica. Ma Corea e Jarrett vengono alla mente anche per un altro elemento. Come i due popolari pianisti erano riusciti a fare nei confronti della generazione che cresceva negli anni Settanta (e, aggiungiamo, come è accaduto a Brad Mehldau per quella a cavallo fra i Novanta e il nuovo millennio), Shai Maestro sembra perfettamente sintonizzato con le aspettative, i gusti, i desideri e le preoccupazioni dei giovani contemporanei. Per questo si candida a divenire uno dei nomi con i quali verrà ricordato questo periodo storico
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