"Felicitazione. CCCP fedeli alla linea 1984-2024" di Giovanni Lindo Ferretti , Massimo Zamboni , Annarella Giudici, Interno4 Edizioni (dettaglio di copertina)
La Recensione

CCCP - Fedeli alla linea: 40 anni di punk all’emiliana

  • interno4edizioni.it
  • 19.10.2023
  • 26 min
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  • Musica
Di: Paolo Prato

In occasione dei 40 anni della band più innovativa del punk italiano una mostra dal titolo “FELICITAZIONI! CCCP - Fedeli alla linea. 1984 - 2024 ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia ne celebra la carriera insieme alla ristampa degli album in studio in una versione rivisitata e a un gustoso cofanetto in edizione limitata, con doppio vinile, CD, libretto di 20 pagine, spillette da collezione, cartoline con immagini inedite e le stampe dei nuovi ritratti scattati da Guido Harari. Non solo un gruppo punk, però: i CCCP (translitterazione in cirillico di URSS) hanno utilizzato il genere più di rottura del loro tempo per lanciare provocazioni che andavano ben al di là della musica investendo la sfera artistica e l’immaginario della sinistra nelle sue espressioni più sclerotizzate. Attraverso performance di grande impatto teatrale, riferimenti letterari, canzoni che frullavano melodia popolare, insofferenza rock ed estetica comunista, Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur hanno rappresentato per una breve, fulminante stagione una delle alternative più originali all’ondata anglosassone che gravava come un macigno sul pop europeo, spostando l’asse su aree musicalmente periferiche come l’URSS, Berlino, l’Est Europa, l’Islam e altro ancora. L’avventura del gruppo affonda le proprie radici nella (ex?) regione “rossa” d’Italia e in particolare in quella Reggio Emilia che negli anni Ottanta si distinse per iniziative di grande spessore culturale anche grazie alla vicinanza del bolognese DAMS da cui provenivano idee che impattarono sul movimento degli studenti come la pratica del détournement, cara alle avanguardie artistiche del Novecento. Leggiamo infatti, in uno dei volantini riprodotti nelle 450 pagine dello straordinario catalogo: “Il punk è una sorta di magma mistico che protegge la propria essenza ostentando il contrario”, uno dei tanti illuminanti aforismi regalati da un gruppo che nel proprio repertorio aveva stravolto l’inno sovietico, rivestito di tango un canto di Resistenza come “Oh battagliero” e trasformato “Tomorrow”, con la complicità della stessa Amanda Lear, in un brano che avrebbe potuto cantare Cathy Berberian. Un gruppo che titolava i propri album come fossero dei saggi di storia e scienza politica: “Compagni, Cittadini, Fratelli, Partigiani”, “Ortodossia”, “Socialismo e barbarie”, “Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi”, “Epica Etica Etnica Pathos”. Forse non è così felice la scelta di celebrare in questo momento storico l’anniversario di un gruppo che suonava “punk filosovietico” e si rifaceva all’ex-URSS a cominciare dal nome. La riproposizione, per quanto in chiave ironica, di un immaginario alternativo all’indigestione di Occidente aveva una sua logica a pochi anni dal crollo del sistema comunista. Oggi potrebbe suonare inopportuna, per quanto la Russia abbia poco a che spartire con l’URSS. Ma questo non deve impedirci di esternare tutte le nostre “felicitazioni” all’ultimo gruppo davvero “progressive” della storia italiana. 

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