Sì, è proprio lei: la figlia di Ravi Shankar, il Gran Maestro del sitar; colui il quale ha sdoganato il cordofono a 18 corde in tutto il mondo. Lei è anche la sorellastra di Norah Jones. Ma non è di questo che parleremo, perché Anoushka Shankar ha delle competenze tecniche (indubitabili, visto il maestro che ha avuto) e compositive illuminanti. È un’artista a tutto tondo, capace di coniugare linguaggi sempre differenti, di mettere insieme la tradizione classica indiana con quelle sonorità più ambient, più chill, più rock se vogliamo, che l’hanno resa famosa in tutto il mondo.
È londinese e, nonostante sia ancora giovane, ha già pubblicato un’autobiografia: Bapi: the love of my life, dedicata al padre al quale Anoushka è molto legata.
La musicista britannica ha saputo carpire tutti i segreti dello strumento, così come è riuscita a coniugare perfettamente il linguaggio classico della musica indiana con le tinte più jazz, soul e pop di matrice occidentale. Sarà per tale abilità che, tra le altre, ha conseguito ben sei nomination ai Grammy Awards e ha già debuttato alla Carnegie Hall di New York.
L’attenzione è per il suo nuovissimo EP, conclusivo capitolo di una trilogia iniziata nel 2023, dedicata al rapporto tra la luce e il buio. Chapter I: Forever, For Now (2023), Chapter II: How Dark It Is Before Dawn (2024, che si fregia anche di una nomination ai Grammy Awards) e il fresco di stampa Chapter III: We Return To Light, tutti pubblicati dalla Leiter.
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