Gabriela Ortíz
La Recensione

Gabriela Ortíz

Il ritmo come identità

  • 17.02.2025
  • 25 min
  • Giordano Montecchi
  • Imago Images
Scarica

Fra i musicisti delle culture musicali non europee, o legati alle tradizioni folkloriche (in particolare balcaniche o dell’Est Europa), è abbastanza diffusa l’opinione che la musica classica del Vecchio Continente sia ritmicamente piuttosto povera o addirittura semplicistica. In proposito il pensiero corre subito agli autentici terremoti ritmici che nel Novecento sconvolsero la musica europea. Basti il nome di Stravinsky. Oltre, naturalmente, a quell’invasione delle musiche d’oltreoceano, il jazz, le danze latino americane, che l’inestirpabile razzismo veterocontinentale percepiva come espressione di una fisicità selvaggia o animalesca tout-court.
Resta il fatto che ancora oggi dall’Est come, soprattutto, dall’Ovest ci arrivano pagine musicali dove il ritmo ha un ruolo assolutamente primario, anche perché muove da presupposti totalmente altri rispetto alla tradizione eurocolta. Questa la premessa obbligata per introdurre Gabriela Ortíz, compositrice messicana il cui album Revolución Diamantina è risultato vincitore di ben tre Grammy Awards come “Best Contemporary Classical Composition”, “Best Orchestral Performance” e “Best Classical Compendium”, secondo i criteri cervellotici quanto basta di questa grande fiera campionaria dell’industria musicale d’Occidente.
A parte tutto, Gabriela Ortíz è sicuramente una compositrice molto interessante, e altrettanto radicata in quel richiamo ritmico quasi ancestrale che caratterizza in particolare lo stile dei compositori messicani e latino americani da un secolo a questa parte.

Scopri la serie

Correlati

Ti potrebbe interessare