Nicoletta Bortolotti, “Chiamami Sottovoce”, Harper Collins (dettaglio copertina)
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"Chiamami sottovoce"

di Alessandro Vicario

  • harpercollins.com
  • 20.07.2018
  • 25 min
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Airolo, ai piedi del San Gottardo, 2009. Una villa di famiglia abbandonata e quasi dimenticata. Dopo oltre trent’anni, una donna che vi aveva vissuto con i genitori da bambina vi fa ritorno. A poco a poco, riaffiorano in lei i ricordi dell'infanzia trascorsa in quel luogo apparentemente perfetto. Ritrova, in particolare, la memoria di un amico segreto: il coetaneo italiano che viveva nascosto nell’alloggio dell’affittacamere di fronte alla villa. Con la grazia e la capacità di evocare le voci e gli stati d’animo dei bambini che le viene dalla scrittura per ragazzi (che è il suo ambito letterario d’elezione), la scrittrice italo svizzera Nicoletta Bortolotti rievoca in un romanzo destinato a lettori adulti – "Chiamami Sottovoce", appena pubblicato da HarperCollins - un fenomeno poco noto della recente storia svizzera. Si tratta dei cosiddetti “bambini proibiti”: i figli degli immigrati stagionali che entravano nel paese illegalmente, da clandestini. E che vivevano nascosti in scantinati, abbaini e soffitte. Negli anni Sessanta e Settanta, infatti, la legge confederale vietava agli immigrati stagionali di portare con sé i figli.

Ospiti della puntata, assieme alla scrittrice Nicoletta Bortolotti: Toni Ricciardi, docente di storia delle migrazioni all’Università di Ginevra e autore di diversi volumi sull’argomento, tra cui “Breve storia dell’emigrazione italiana in Svizzera. Dall’esodo di massa alle nuove mobilità”, pubblicato quest’anno da Donzelli Editore; e la psicoterapeuta Marina Frigerio, che nel corso degli anni ha raccolto numerose testimonianze di persone che avevano vissuto in condizioni di clandestinità durante l’infanzia. Le sue ricerche sono pubblicate in alcuni volumi, il più recente dei quali è “Bambini proibiti”, edito da Il margine nel 2012.

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