Cristo si è fermato a Zurigo
Laser 15.10.2013, 02:00
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Carlo Levi e la Svizzera: un rapporto intenso e fruttuoso. Non per nulla la prima traduzione della sua opera più famosa, “Cristo si è fermato ad Eboli”, è stata realizzata in tedesco e pubblicata dalla casa editrice zurighese Europa Verlag nel 1947, due anni dopo l’uscita dell’originale italiano. Nel romanzo, divenuto ben presto l’emblema del neorealismo letterario italiano, il pittore e scrittore torinese racconta del suo confino in terra lucana durante il periodo fascista. Un impegno politico che Levi ha mantenuto anche nel dopoguerra, frequentando gli italiani emigrati all’estero. Ed è proprio partendo da questo spunto che le due autrici sono andate alla scoperta di una vicenda curiosa e affascinante, il ritrovamento di 145 disegni che l’artista italiano aveva realizzato in stato di cecità momentanea a causa di un’operazione di cataratta. Di questi disegni non si era saputo più nulla e sono rimasti praticamente sconosciuti fino a quando non sono stati ritrovati e acquistati da Antonino Milicia, un emigrato in Svizzera di origine siciliana, il quale aveva conosciuto Carlo Levi a Zurigo alla fine degli anni Sessanta. Attraverso le testimonianze dello stesso Antonino Milicia, oltre a quelle di Gian Paolo e Pier Luigi Berto, che furono rispettivamente assistente e allievo di Carlo Levi, il documentario porta alla luce gli aspetti più umani di questa vicenda.
Testi dello scrittore Massimiliano Coccia
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