In Yemen le donne vivono in una condizione di inferiorità, a decidere per loro è sempre un parente, di sesso maschile. Solo il 31% delle bambine viene iscritto alle scuole elementari, alle medie la percentuale scende al 24% e all’università sono donne solo il 13% delle matricole. Qualcosa, grazie alle primavere arabe, sta lentamente cambiando. Ma non è facile, perché lo Yemen è il più povero tra gli Stati arabi, con un reddito medio procapite annuo di circa mille dollari, e la povertà certo non aiuta le donne. Inoltre, in Yemen la corruzione impedisce la crescita. La capitale Sanaa è stata teatro delle rivolte arabe e qui, come in altre località, la popolazione è andata alle urne il 21 febbraio per confermare alla presidenza Mansour Hadi, un politico di lungo corso, dal 1994 braccio destro del presidente uscente Ali Abdallah Saleh, andato in esilio dopo che gli è stata garantita l’immunità per i crimini commessi. Farian Sabahi ha intervistato Tawakkol Karman, la giornalista e attivista yemenita a cui è stato conferito, nel dicembre 2011, il premio Nobel per la pace. Trentatré anni, Karman insiste affinché, in una società tradizionale e patriarcale, gli uomini permettano alle donne delle loro famiglie di partecipare alla vita pubblica. Perché solo così, afferma Tawakkol Karman, le società possono diventare libere.

Donne in Yemen
Laser 13.07.2012, 02:00
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