Dal 3 febbraio scorso alla guida del nuovo governo di Belfast ci sono due donne che provengono da mondi un tempo in contrapposizione tra loro: la cattolica Michelle O’Neill e la protestante Emma Little-Pengelly. Sono i simboli del cambiamento profondo che ha avuto luogo in Irlanda del Nord negli ultimi decenni.
Nel corso del conflitto iniziato alla fine degli anni ‘60 erano state proprio le donne a sopportare la maggior parte delle tensioni e delle difficoltà prodotte dalla lunga crisi politica ed economica del Paese. Lo hanno fatto nonostante il peso aggiuntivo della loro oppressione, avendo mariti e figli uccisi o in carcere, nonostante fossero tenute completamente fuori dalla vita politica nelle istituzioni. Venticinque anni dopo lo storico accordo del Venerdì Santo che sancì la fine del conflitto, l’Irlanda del Nord ha finalmente riconosciuto il ruolo decisivo svolto dalle donne nel processo di pace.
Ne abbiamo parlato con Enrico Franceschini, già corrispondente da Londra per il quotidiano La Repubblica; con Monica McWilliams, che fu l’unica donna ammessa ai negoziati dello storico accordo di pace del 1998 e con Linda Ervine, una protestante di Belfast che ha scelto di fare politica non all’interno delle istituzioni ma con l’arma della cultura, cercando di trasformare la lingua irlandese in un ponte culturale tra la comunità cattolica e quella protestante.
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